Biennale Venezia, il Festival di Musica Contemporanea

Photo Biennale Venezia
Si svolgerà dal 25 settembre al 4 ottobre 2020 il 64° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia: 10 giorni con 18 appuntamenti che riservano 28 novità, di cui 15 in prima assoluta (7 commissionate dalle Biennale) e 13 in prima nazionale. Intitolato "Incontri", il Festival diretto da Ivan Fedele ruota attorno a grandi personalità della musica del passato recente in dialogo con autori della più stringente contemporaneità. Così i Leoni vedono il tributo alla carriera (Leone d'oro) a Luis de Pablo, classe 1930, compositore onnivoro e originalissimo, determinante nel rinnovamento musicale in Spagna, e il Leone d’Argento a Raphaël Cendo, classe 1975, fondatore di un vero e proprio movimento estetico, il "saturazionismo", che ha rivoluzionato il modo di concepire e scrivere musica attirando tanti giovani compositori.
Luis de Pablo (Photo labiennale.org)
Ancora oggi leader della scuola spagnola contemporanea, Luis de Pablo, autore di un catalogo immenso che supera le 200 opere tra cui si annoverano anche colonne sonore di film di Carlos Saura, riserva alla Biennale, per l’inaugurazione del 25 settembre al Teatro alle Tese, la prima assoluta di Concierto para viola y orquesta e la novità italiana Fantasías per chitarra e orchestra. Solisti: il violista Garth Knox, già membro dell’Intercontemporain di Boulez e quindi dell’Arditti String Quartet, e il chitarrista Thierry Mercer. A dirigere l’Orchestra di Padova e del Veneto sarà Marco Angius, fra i più riconosciuti interpreti di musica contemporanea. Raphaël Cendo presenterà in prima italiana Delocazione, un lavoro composto nel 2017 su un mosaico di testi di Claude Royet-Journoud, Georges Didi-Huberman, Rainer-Marie Rilke, Georges Bataille, complici il quartetto francese Tana e i Neue Vocalsolisten, specialisti della musica vocale contemporanea che hanno saputo costruire un ponte tra le avanguardie e le radici della musica da Camera per sole voci. Gli anniversari che quest’anno non mancano - di Bruno Maderna, Luigi Nono, Franco Donatoni, Ludwig van Beethoven - sono impulso a una nuova creatività. "Fra cento anni si parlerà di Bruno Maderna come di un grande compositore che faceva pure il direttore d’orchestra", scriveva profetico Massimo Mila.

Bruno Maderna (Photo da Milano Musica)
È infatti nel centenario della nascita che si moltiplicano le celebrazioni dell’autore veneziano (1920-1973), che ha costantemente intrecciato la composizione alla direzione d’orchestra sottoponendo a incessante verifica la scrittura alla realizzazione sonora. Nella vastità degli orizzonti di Maderna un intero capitolo è rappresentato dalle musiche d’accompagnamento che scrisse per documentari televisivi, dalle colonne sonore per il cinema, dalla passione per generi altri come il jazz, l’operetta, il cabaret di Kurt Weill (sarà Maderna a dirigere la prima edizione strehleriana dell’Opera da tre soldi, con Giacomo Manzoni al pianoforte). Di questa curiosità vorace tiene conto il concerto-documentario in prima assoluta "Sette Canzoni per Bruno", omaggio congiunto dell’Ensemble FontanaMix, diretto da Francesco La Licata, e del Collettivo In.Nova Fert, giovane realtà di scrittura musicale "comunitaria". Sono sette momenti musicali che intrecciano voci, ensemble, video ed elettronica per raccontare sette diversi capitoli della vita di Maderna, dal violinista e direttore d’orchestra di The Happy Grossato Company al compositore dei grandi capolavori degli anni Settanta. Un concerto-documentario fatto di "frammenti, schizzi, quadrati magici dell’opera di Maderna, tratti anche dalle trascrizioni di autori del passato e della produzione più leggera, che rappresentano le fonti per libere elaborazioni compositive che insieme formano un racconto musicale fortemente impregnato del suo modo di far musica e della sua tenacia a indagare sempre nel nuovo" (dalla presentazione). A Luigi Nono (1924-1990), allievo di Maderna e veneziano come lui, la Biennale dedica un concerto nel trentennale della morte.


Ludwig van Beethoven (Photo Facebook)
Tre brani che appartengono all’ultima stagione creativa di Nono, in cui si intensifica la ricerca di una nuova idea del suono e dello spazio grazie alla frequentazione dello studio di Friburgo negli anni Ottanta, dove sperimenta tecniche di trasformazione dal vivo dei suoni. Oltre all’elettronica, l’altro elemento che contraddistingue i brani proposti è la figura dell’interprete-creatore, sempre più centrale nella musica del secondo Novecento, uno strumentista capace di sollecitare la visione sonora del compositore partecipando attivamente al processo creativo. Come accade per Post-prae-ludium n. 1 per Donau e per La Lontananza Nostalgica Utopica Futura, brani che Nono scrisse sollecitato dalla perizia e dallo sperimentalismo di Giancarlo Schiaffini, grande suonatore di tuba, e del violinista Gidon Kremer. A Venezia è il giovanissimo Arcangelo Fiorello ad affrontare il brano per tuba ed elettronica mentre il violino di Francesco D’Orazio interloquisce con gli 8 nastri magnetici di La Lontananza. Uno dei brani più eseguiti di Nono, …sofferte onde serene… per pianoforte e nastro registrato, dedicato all’amico Maurizio Pollini e a sua moglie, conclude il concerto con l’interpretazione del pianista Francesco Prode, che ha offerto una lettura del tutto personale dell’opera di Nono. Anche Franco Donatoni (1927-2000), che affronta la composizione relativamente tardi per assurgere a uno dei massimi autori del secondo Novecento, segnato da un radicalismo creativo che lo porterà sempre "oltre", è stato grandemente influenzato da Maderna, tanto da dedicargli il celebre Duo pour Bruno. Nel ventennale della morte è Sandro Gorli, ex allievo del maestro veronese, fondatore e direttore dello storico Divertimento Ensemble, a presentare un concerto-omaggio alla Biennale di Venezia. Ad Arpège, Spiri, Hot, brani che appartengono alla fase più fertile e libera di Donatoni, quella che lui stessi definì "esercizio ludico dell’invenzione", si intercalano due novità assolute di Sandro Gorli e Ruggero Laganà, entrambi già allievi di Donatoni.



Il Festival 2020 propone come novità un ciclo dedicato a uno strumento solo, il pianoforte. Strumento romantico per eccellenza, il pianoforte è anche per la musica moderna e contemporanea oggetto di sperimentazioni, prove, ripensamenti che segnano l’evoluzione di un processo artistico. Leonardo Colafelice, William Greco, Pasquale Iannone sono i pianisti interpreti di tre concerti dove a fare da "trait d’union" è l’opera di Beethoven, opera con cui tutto il pensiero musicale moderno è in debito, in un gioco di scambi con pagine della letteratura pianistica del secondo novecento di Karlheinz Stockhausen, Pierre Boulez, Franco Donatoni. Il giovanissimo Leonardo Colafelice, classe 1995 e vincitore di numerosi premi, affianca la Sinfonia n. 5 di Beethoven nella versione pianistica di Franz Listz, autore della trascrizione completa delle sinfonie beethoveniane a conferma del successo immediato che ebbero, a una corposa selezione dei Klavierstücke di Stockhausen, altro musicista dell’eccesso che vede nel pianoforte il "quaderno di appunti" delle proprie idee. Della vasta letteratura pianistica beethoveniana il trentaduenne William Greco, che accanto alla carriera classica coltiva la passione per il jazz, affronta le 6 Variazioni op. 34 e il ciclo di Bagatelle op. 126, improntate al principio di una grande libertà espressiva. Insieme le Notations e la Sonata n. 1, considerate opere manifesto del giovane Boulez, di quel serialismo integrale di cui è stato alfiere negli anni ’50 e ’60. Pianista di raffinata sensibilità, Pasquale Iannone completa il ciclo pianistico accostando la Sinfonia n. 7 di Beethoven, ancora nella trascrizione di Listz, alle Françoise Variationen che accompagnano Donatoni per oltre un decennio, testimonianza dell’evoluzione del suo tormentato percorso artistico. 


Altri ensemble, dopo Interface e FontanaMix, arricchiscono il programma con le loro proposte. Gli undici elementi del Cairn Ensemble, fondato nel 1998 dal compositore Jérôme Combier, che ne è anche direttore artistico, impaginano un concerto con brani dal ciclo Portulan di Tristan Murail con cui il gruppo vanta una costante collaborazione. Come gli antichi atlanti marini tracciavano le coste, indicando porti, correnti, profondità, così il ciclo per Murail è anche "una forma di autobiografia in forma di metafora", dove "ogni brano si riferisce a qualcosa - un luogo, un viaggio, un libro, un’esperienza estetica - di particolare importanza". Accanto a Murail due nuovi brani firmati da Jérôme Combier: Fumo di pietra e Die Finsteren Gewässer der Zeit. Fra le più giovani e dinamiche formazioni della scena europea, l’Ensemble Fractales, nata a Bruxelles nel 2012, propone un concerto di sole novità. Due lavori in prima assoluta di Fausto Sebastiani e Alessandro Melchiorre; tre in prima italiana di Maurizio Azzan (Of other spaces), Miquel Urquiza (Ars memoria) e Yann Robin (Ftérà). Quasi tutte novità anche per il concerto dell’Oktopus Ensemble che la compositrice, direttrice d’orchestra e docente Konstantia Gourzi ha avviato nel 2003 alla Hochschule für Musich und Theater di Monaco, portando i suoi giovani interpreti a esibirsi alla Biennale di Monaco, alla Bayerischer Rundfunks e alla Bayersche Staatsoper, impegnandoli anche in incisioni di dischi e registrazioni radiofoniche. Due nuovi brani di Sofia Avramidou e Marcello Filotei, insieme alle prime italiane di Francesco Filidei (Ballata n. 7) e della stessa Gourzi (Rezitativ Antigone e Wunde | Wunder), compongono il programma del Consort tedesco. Ritorna alla Biennale l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Timothy Redmond, direttore ospite della London Simphony Orchestra e della Royal Philharmonic. In programma un trittico di autori di prestigio: Fabio Vacchi con Concerto per violino e orchestra (Natura Naturans), Fabio Nieder, che presenterà una nuova creazione, e il giapponese Dai Fujikura con la prima italiana di Shamisen Concerto.