Cannes, Venezia e Deauville: il grande cinema è donna

Il cinema è donna e i grandi Festival 2021 lo confermano. Con il calendario alla mano, senza così far torto a nessuno, apre le danze Cannes (6 -17 luglio), il ritorno in pompa magna della Croisette e del mito della celluloide sulla Riviera francese. Ospite d'onore della opening ceremony che si svolgerà sul palco del Palais des Festivals martedì 6 luglio, è un nome altisonante della cinematografia americana, Jodie Foster (sopra, nella foto 
© Collier Schorr). La regista, attrice e produttrice Usa darà il via alla 74 ^ edizione che si concluderà sabato 17 con la consegna dei premi ad opera del presidente della giuria Spike Lee.
"Dopo Jeanne Moreau, Bernardo Bertolucci, Jane Fonda, Jean-Paul Belmondo, Manoel de Oliveira, Jean-Pierre Léaud, Agnès Varda e Alain Delon, Jodie Foster riceverà la Palma d'oro onoraria del Festival come riconoscimento di un brillante percorso artistico e di una personalità unica nel mondo della celluloide che conta". A questo omaggio lei ha subito risposto: "Cannes è un festival a cui devo molto, mi ha completamente cambiato la vita, la mia prima volta sulla Croisette è stato un momento decisivo per me. Presentare uno dei miei film qui è sempre stato un mio sogno. Cannes è un festival cinematografico di registi d'autore che onorano l'arte. E lo apprezzo molto". C'è chi ricorda bene: maggio 1976, a soli 13 anni l'enfant prodige Jodie sale le scale del Palais per la presentazione di Taxi Driver di Martin Scorsese dove compare a fianco di Robert De Niro. Il film, osannato dalla critica internazionale ancora oggi, vince la Palma d'oro. E così, quarantacinque anni dopo, la star hollywoodiana torna in Costa Azzurra ancora una volta per ricevere una Palma d'oro, ma questa volta dedicata a tutta la sua carriera. Dal 1976, la sua vasta filmografia si è arricchita di ben 50 opere, tra cui 4 titoli come regista, ricevendo due Oscar (per "L'accusato" nel 1989 e per "Il silenzio degli innocenti" tre anni dopo). Ha recitato da pari a pari con Robert de Niro, Anthony Hopkins, Mel Gibson, Kristen Stewart, Denzel Washington, David Fincher, Robert Zemeckis, Spike Lee, Alan Parker e persino Claude Chabrol. Da una parte l'industria di Hollywood, dall'altra i film d'autore (come "Elysium" del 2013, scritto e diretto da Neill Blomkamp, che la vede "guerreggiare", da "cattiva", con l'eroe Matt Damon in un futuro distopico e diviso in classi). Venezia segue la stessa rotta e sulla Laguna attribuisce all’attrice statunitense figlia d'arte Jamie Lee Curtis il Leone d’Oro alla carriera della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica n. 78 della Biennale (1-11 settembre 2021). La decisione è stata presa dal cda dell'istituzione che ha fatto propria la proposta del direttore artistico Alberto Barbera.

Jamie Lee Curtis (photo Andrew Eccles)
La consegna del Leone d’oro alla carriera alla protagonista de "Un pesce di nome Vanda" (divertissement con tocchi noir e horror) avrà luogo mercoledì 8 settembre nella Sala Grande del Palazzo del Cinema (Lido di Venezia), prima della proiezione fuori concorso di "Halloween Kills", diretto da David Gordon Green e da lei interpretato. "Sono incredibilmente onorata di ricevere questo premio dalla Mostra del Cinema della Biennale di Venezia - ha dichiarato l'attrice -. Mi sembra impossibile di essere stata così a lungo nel mondo del cinema da ricevere un riconoscimento alla carriera, e che ciò accada oggi con 'Halloween Kills', un film particolarmente significativo per me. Il mio sodalizio con il personaggio di Laurie Strode ha lanciato e sostenuto la mia carriera e rappresenta davvero un regalo il fatto che questi film abbiano dato vita a un nuovo franchise, amato dal pubblico di tutto il mondo. Il cinema italiano ha sempre onorato ed esaltato il genere che ha segnato la mia carriera, così non potrei essere più orgogliosa e felice di accettare questo premio dalla Mostra di Venezia, a nome di Laurie e di tutte le coraggiose eroine nel mondo che affrontano a testa alta ostacoli insormontabili e che rifiutano di arrendersi". Si torna in terra francese, ma questa volta a Nord, con Deauville, il festival "americano" (ma da quest'anno con un'ampia finestra tutta francese). Ebbene qui a presiedere la giuria è Charlotte Gainsbourg, attrice fuori dal coro e musicista molto amata in patria, figlia del cantautore francese Serge Gainsbourg e dell'attrice inglese Jane Birkin. "Far parte del gioco da 38 anni eppure è ancora così", commenta.

Charlotte Gainsbourg (photo Coller Schorr)
Uno dei volti più innovativi del cinema mondiale del nuovo millennio, "attrice del rischio, dalla sfacciata delicatezza, impegnata sui set di Claude Miller, Lars von Trier, Riad Sattouf o Gaspar Noé", ma prima ancora dei Fratelli Taviani e di Franco Zeffirelli, è ovviamente "anche una voce, una voce sussurrante, ma soprattutto una voce audace e provocatoria: Jacques Doillon, Bertrand Blier, Yvan Attal, Benoît Jacquot ... e tanti altri hanno conosciuto il potere perturbante del suo ritmo e della sua singolare musicalità. Dietro la sua malinconica fragilità si nasconde un'amazzone cinematografica: ognuno dei suoi ruoli è come una cascata in cui impegna tutta la sua persona con temeraria timidezza. Ha il dono - sottolineano ancora a Deauville - di far emergere, qualunque sia il tipo di ruolo, la grazia, quel vacillare dell'anima che tutti i grandi registi cercano. Popolare, esplora i margini. Istintiva, ammira la maestria. In inglese o in francese, divertente o malinconica, attrice, musicista e ora regista, coltiva le sue ambiguità e i suoi paradossi. Per guidare tutti gli sguardi in quest'anno eccezionale su tanti titoli, avevamo bisogno di questa attrice di levatura internazionale, di questa avventuriera del cinema e le siamo grati per aver accettato con intatto entusiasmo la missione di presidente di giuria". Appuntamento in Normandia per la quarantasettesima edizione del "Festival du cinéma américain de Deauville" dal 3 al 12 settembre. A conferma che il meglio della poesia cinematografica contemporanea arriva dalla sensibilità femminile dietro e davanti la macchina da presa. Uno sguardo capace di cogliere più in profondità le contraddizioni di una società ancora alle prese con un'irrisolta parità di genere (su più fronti).
                                                                                                 
                                                                                                       a cura di Daniele Vaninetti 



Manifesto Cannes: Photographie de Spike Lee avec l’autorisation de Bob Peterson & Nike © Tous droits réservés / Graphisme © Hartland Villa