Video-arte, Charles Atlas alla Fondazione ICA Milano

Fondazione ICA Milano presenta la mostra "Charles Atlas. Ominous, Glamorous, Momentous, Ridiculous", prima personale  in Italia del regista e video-artista statunitense, tra i principali protagonisti della scena artistica internazionale. L’esposizione, allestita a febbraio del 2020 ma mai aperta in ragione dell’emergenza sanitaria, è stata oggetto di una campagna digitale sui profili Instagram e Facebook grazie a un percorso virtuale in capitoli. I visitatori avranno a disposizione 12 giorni, dal mercoledì al venerdì, per scoprire l’esposizione che chiuderà definitivamente i battenti venerdì 26 marzo 2021.
Per garantire la sicurezza del pubblico e assicurare il rispetto delle norme vigenti, la visita avviene tramite ingressi contingentati con prenotazione obbligatoria esclusivamente tramite la mail rsvp@icamilano.it. La mostra, curata da Alberto Salvadori, direttore della Fondazione ICA Milano, e sviluppata in stretta collaborazione con l’artista, propone un percorso lungo le fasi più significative della ricerca di Charles Atlas (St. Louis, 1949), attraverso una selezione di opere storiche, lavori recenti e una nuova produzione che, insieme, trasformano profondamente lo spazio della fondazione grazie a una tessitura di suoni, movimenti, luci e colori. Noto per la sua pratica filmica radicale e sperimentale, da più di quarant’anni Atlas fonda la sua ricerca sul dialogo tra discipline differenti quali video, danza e performance, realizzando installazioni, documentari, progetti multimediali, produzioni per la televisione e performance live. Nato e cresciuto a Saint Louis nel Missouri, si trasferisce a New York negli anni Settanta per dedicarsi all’attività di filmmaker. Inizia così a collaborare con la Merce Cunningham Dance Company, diventandone filmmaker in residence. Tra il 1974 e il 1983 Atlas sviluppa con il danzatore e coreografo Merce Cunningham un nuovo linguaggio ibrido che i due hanno definito media-dance o dance for camera, in cui le coreografie sono concepite ed eseguite specificatamente per la videocamera che, muovendosi in sincronia con il corpo danzante, rompe la tradizionale staticità delle riprese. Nel 1983 Atlas lascia la compagnia di Cunningham per approfondire la sua pratica artistica, collaborando spesso con artisti differenti. Tra le principali   collaborazioni si ricordano quelle con danzatori, musicisti e poeti tra cui Karole Armitage, Michael Clark, DANCENOISE, Dougas Dunn, Nam June Paik, Yvonne Rainer e Marina Abramović e più di recente, quelle con Mika Tajima, Anohni e Lady Bunny.


Il percorso espositivo prende  avvio al pianterreno della fondazione. Ad accogliere il visitatore è l’articolata installazione sonora e visiva "The Waning of Justice" (2015), che associa l’intima narrazione della performer drag queen Lady Bunny a diverse proiezioni e filmati di tramonti  fiammeggianti, accompagnati dal countdown di un grande orologio digitale che scandisce i 18 minuti impiegati dal sole per tramontare. Da questa riflessione sulla caducità della vita, la mostra prosegue al primo piano con l’esplorazione dei temi più cari all’artista: la relazione tra il video e la danza, le politiche identitarie contemporanee e il glamour underground. Qui sono esposti alcuni  lavori seminali frutto della collaborazione con performer e danzatori, tra i quali si segnalano "Blue Studio: Five  Segments" (1976), "Locale" (1980) e "Channels/Inserts" (1981), realizzati in collaborazione con Merce Cunningham, "Hail  the New Puritan" (1986), film girato con il danzatore e coreografo Michael Clark, "Ex-Romance" (1984/1987), in collaborazione con la danzatrice e coreografa Karole Armitage e "The Legend of Leigh Bowery" (2002), documentario sulla figura del fashion designer e performer Leigh Bowery. Completa la mostra Turning Portraits, videoinstallazione appositamente concepita da Atlas come un remix di ritratti video realizzato rielaborando le riprese del tour Turning della band Antony and The Johnsons nel  2006, in collaborazione con la cantante e musicista Anohni. La mostra evidenzia come negli anni la danza abbia costituito una tematica costante nella ricerca di Atlas, il cui centro di interesse non è esclusivamente rappresentato dalla coreografia, ma anche dal soggetto danzante in relazione alla comunità di persone che la rendono possibile: performer, coreografi, compositori, costumisti, registi. Come scrivono Salvadori e Chiara Nuzzi (assistente curatrice) nel testo che accompagna la mostra, "per Atlas filmare la danza non consisteva semplicemente nel catturare un corpo in movimento; era e continua a essere un gesto di avvicinamento ed esplorazione dei    vasti mondi che i corpi stessi abitano. […] Sin dall’inizio della sua pratica infatti, Atlas ha desiderato vedere, e al contempo mostrare, il vero sé che giace all’interno di ciascuno dei suoi soggetti. Attraverso le strutture coreografiche, li ritraeva tuttavia non come danzatori o performer, ma come persone. A questo desiderio si lega indissolubilmente l’interesse dell’artista per i mondi delle culture underground e per il clubbing, mondi talvolta terribilmente crudi e onesti, intrisi di un fascino glamour e bohémien, vissuti come antidoti da contrapporre al cinismo e alla violenza del mondo". Il lavoro dell’artista si contraddistingue per l’incessante ricerca sulle potenzialità espressive dei time-based media e per la costante sperimentazione con la tecnologia. Particolarmente affascinato dall’impatto defamiliarizzante prodotto da tecniche  come il chroma-key, negli anni più recenti Atlas ha intrecciato al suo lavoro animazioni generate digitalmente, creando video installazioni tecnicamente complesse e ricercate. Nelle sue opere, infatti, esplora l’iconografia delle sequenze numeriche e le modalità di segmentazione e struttura dello spazio visivo. Portando avanti il percorso avviato con le mostre di Masbedo e Simone Forti, con Charles Atlas Fondazione ICA Milano prosegue l’indagine sul tema del vivente e del corpo, fil rouge della programmazione espositiva da novembre 2019 ad  aprile 2020, presentando grandi autori che privilegiano la performance e la video arte come mezzi espressivi e strumenti di ricerca.

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Informazioni per il pubblico:
Charles Atlas
OMINOUS, GLAMOROUS, MOMENTOUS, RIDICULOUS
A cura di Alberto Salvadori
ICA Milano | Istituto Contemporaneo per le Arti
Via Orobia 26, 20139 Milano
www.icamilano.it
Orari: dal mercoledì al venerdì 12-18
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria

Didascalia delle immagini, dall'alto in basso:

1 - Charles Atlas, The Waning of Justice, 2015. Installation view at ICA Milano. Photo Filippo Armellin

2 - Charles Atlas, The Waning of Justice, 2015. Installation view at ICA Milano. Photo Filippo Armellin
3 - Charles Atlas, The Waning of Justice, 2015. Installation view at Fondazione ICA Milano. Courtesy Fondazione ICA Milano and Charles Atlas. Photo Filippo Armellin