FAROUT Live Arts Festival | BASE Milano e la città

FAROUT Live Arts Festival giunge alla sua quinta edizione proponendo dal 9 ottobre al 22 novembre 2025 un palinsesto diffuso e immersivo che attraversa BASE Milano e la città, intrecciandosi con il tessuto urbano, le comunità e le pratiche artistiche contemporanee, e trasformando l'interno e l'esterno di BASE in un luogo di intensità e prossimità, dove l’esperienza sensoriale si fa politica, poetica e collettiva. Anche quest’anno il programma vanta della partecipazione di artisti italiani e internazionali che, attraverso linguaggi diversi e pratiche ibride, propongono lavori che oltrepassano le generazioni e le geografie, offrendo sguardi complementari ma interconnessi sui temi urgenti del presente: dall’identità al corpo, dalla tecnologia alle relazioni ed ecologie del futuro, essi delineano un paesaggio performativo capace di stimolare nuove forme di relazione e coesistenza.
Dopo la preview con il duo Calderoni-Caleo, che ha presentato il 4 e 5 ottobre Temporale {a lesbian tragedy}, la rassegna si apre ufficialmente giovedì 9 ottobre con la compositrice tedesco-austriaca Brigitta Muntendorf che porta in scena in anteprima mondiale FORCE IS PRESENT, un laboratorio sonoro e audiovisivo che intreccia tecnologia, collettività e fragilità sociale, esplorando la violenza e la percezione del corpo attraverso audio 3D e performance in cui il suono nasce dal movimento. Il festival prenderà poi avvio con una serie di protagonisti che si esibiranno negli ambienti di via Bergognone 34, come Giorgia Ohanesian Nardin, artista italiana di origine armena, con la sua preghiera danzata - Whatever I am / let it be seen - che celebra la trasformazione, il ritorno alla terra e la potenza catartica dell’effimero. Diana Anselmo, artista visivo Queer e Sordo nativo segnante, presenta Je Vous Aime, una lecture-performance multimediale che ricostruisce la storia della prima immagine in movimento, nata per insegnare la lettura labiale ai Sordi. Industria Indipendente, con DAMMI I BRIVIDI MA NON LA PAURA, continua a sperimentare scritture espanse, combinando corpo, suono e immagini, e porta in scena Don Chisciotte e Kathy Acker per esplorare la potenza trasformativa della scrittura in una storia fantastica di eclissi. Il collettivo, con la presenza di Annamaria Ajmone, presenta anche da ARMANI/SILOS (in continuità con la collaborazione dello scorso anno tra il festival e lo spazio contiguo dedicato alla moda) una partitura sonora e coreografica inedita in cui un Don Chisciotte ultra femmina esplora i confini del linguaggio tra suoni, corpi e relazioni. Taquitojocoque e Sara Leghissa sperimentano attraverso Serenata Lesbica la scomposizione e ricomposizione di canzoni e partiture messicane trasformandole in un manifesto collettivo che celebra il lesbismo e la costruzione di una dimensione politica e romantica condivisa. Il Collettivo Amigdala propone Kin, cercando di rispondere alla domanda "come resistono insieme le donne oggi?", dando la possibilità a 10 donne di prendere la parola attorno a degli spartiti pieni di domande per innescare conversazioni attraverso la parola e il canto. Le Cannibale con Romare ed Enea Pascal reinterpretano invece il clubbing come atto politico e affettivo, in cui musica e danza diventano strumenti per avvicinare i corpi, generare riconoscimento e dare vita ad alleanze temporanee e comunità fugaci, ma dense di significato.
  
Centrale la presenza di ospiti internazionali, come Basel Zaraa, che con What Will We Do Without Exile? trasporta il pubblico in Palestina attraverso un’installazione immersiva che simula la vita dei rifugiati, omaggiando l’immaginazione come forma di resistenza.  Mette Ingvartsen, che in Manual Focus capovolge i volti di 180 gradi, rovescia braccia e gambe, scambia il davanti con il dietro del corpo, generando non tanto mostri bensì connessioni mostruose, sguardi estranei su ciò che diamo per scontato. Il duo artistico norvegese Marte Sterud e Ann-Christin Kongsness, che con il loro Butch Tribute affrontano il tema della mascolinità - nello specifico quella butch, che all’interno della comunità queer indica donne mascoline, un gruppo che spesso è stato reso invisibile o marginalizzato - con l’obiettivo di ampliare e diversificare le modalità con cui viene rappresentata. La coreografa e danzatrice andalusa Laila Tafur porta, invece, due performance nel palinsesto performativo di FAROUT: da BASE presenta Maja y Bastarda, una reinterpretazione delle danze tradizionali che le trasforma in un collage impuro e libero dai dogmi, reinventando un vocabolario che riflette su ibridazione, seduzione ed estraneità; all’Istituto Cervantes, il suo lavoro Coser y Contar rilegge il flamenco come un folklore ibrido e frammentato, tra memoria, mescolanza e invenzione. Sulla scia della precedente edizione, la manifestazione si espande - con CAVALCAVIA - nel tessuto urbano con una serie di progetti site-specific e interventi artistici che attraversano Milano e i suoi quartieri, da Giambellino a Barona, da Porta Genova ad aree in trasformazione, riscrivendo la relazione tra arte e spazio pubblico. Le pratiche performative escono dai luoghi codificati per abitare strade, piazze e contesti in transizione, generando nuove forme di prossimità, incontro e coabitazione. In programma troviamo il collettivo DOM-, guidato da Leonardo Delogu e Valerio Sirna, che realizza Darkness Picnic, una performance immersiva e sensoriale che mette in dialogo pratiche performative ed ecologie militanti, il duo svizzero composto da Igor Cardellini e Tomas Gonzalez propone El Viaje, una deriva urbana che esplora le forze simboliche, politiche e architettoniche che modellano la città e le identità collettive, attraverso una guida che intreccia la propria esperienza di migrazione con i temi del confine e dell’esotismo, il danzatore e coreografo italo-brasiliano Rafael Candela con Forrest, un progetto itinerante ispirato a Forrest Gump che cambia nome a seconda dei luoghi che attraversa, nato per abitare lo spazio pubblico senza modificarne la natura, ma mettendolo in discussione e intrecciandosi con ciò che già lo abita. A Milano sarà Barrio’s Forrest, per i 10 anni di Barrio’s accanto alla scultura VANDALI di Studio Latte, e successivamente approderà a Stadera tra le bandiere di Arena Stadera di Sara Ricciardi e Carolina Amoretti. E ancora Ritual III Whisper di ALOS, alias Stefania Pedretti, che reinterpreta la voce come gesto di liberazione, esplorando adolescenza, identità e il sé non normativo, culminando in una camminata condivisa che intreccia pratica vocale, registrazioni del gruppo e ascolto del paesaggio sonoro. Dione Roach e Steve Happi, che dal 2018 conducono Jail Time Records - etichetta no profit nata nella prigione centrale di Douala e attiva in Burkina Faso e Camerun, dove la musica diventa strumento di resistenza e comunità - propongono un dj set nell’ambito di A Creativity Revival 2025, un momento collettivo di ascolto e vibrazione sostenuto dalla call Case Remapped 2024/25. La programmazione di CAVALCAVIA è realizzata grazie al bando Milano è Viva, promosso dal Comune di Milano. Con la sua programmazione, BASE Milano ribadisce la vocazione di FAROUT come luogo di "attraversamento" tra le arti, le discipline e le comunità. Un festival che non si limita a ospitare spettacoli, ma che mette in discussione il concetto stesso di fruizione culturale, coinvolgendo gli spettatori in esperienze che sono fisiche, percettive, intime e politiche. Immagine di copertina - @ BASE Milano 

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FAROUT Live Arts Festival
Making Kin
V Edizione
Giovedì 9 Ottobre - Sabato 22 Novembre 2025
Artist provenienti da percorsi e geografie diverse portano pratiche performative che interrogano il presente, attivano il corpo e aprono nuove possibilità di incontro
Opening giovedì 9 ottobre, ore 18.30, con Cosmic Prelude
I biglietti del Festival sono già disponibili online su DICE
BASE Milano
via Bergognone 34
base.milano.it