Addio Maurizio Pollini, grazie per la tua grande musica

Il mondo della musica nazionale e internazionale piange la scomparsa del grande pianista milanese Maurizio Pollini (qui sopra nella foto di Mathias Bothor), "asceta" del suono e dell'interpretazione, maestro di iniziative che nella seconda parte del Novecento avevano, tra l'altro, fatto conoscere la bellezza delle sette note anche ai più lontani da questa arte, le periferie milanesi, i giovani, le scuole e le fabbriche. Artista della tastiera prima che "semplice" interprete - per gusto, filologia e discografia - era entrato nell'olimpo del concertismo già da decenni, ponendosi come riferimento assoluto nel panorama musicale tutto. Il suo sodalizio con Claudio Abbado era rimasto sempre fermo e proficuo.

Photo Priska Ketterer
Ricorda il Piermarini, rendendogli omaggio: "Allievo di Carlo Lonati e Carlo Vidusso, protagonista assoluto della scena concertistica internazionale fin dalla vittoria, diciottenne, al concorso Chopin di Varsavia nel 1960, Pollini è stato un interprete capace di rivoluzionare la percezione di autori come Chopin, Debussy e lo stesso Beethoven e promuovere con infaticabile dedizione l'ascolto delle avanguardie storiche, sopra a tutti Schönberg, e della musica d'oggi. Accanto alla sua grandezza di strumentista resta fondamentale la sua testimonianza sul ruolo stesso della musica, intesa come componente essenziale della cultura e della vita civile e come strumento di trasformazione della società. Dal debutto l'11 ottobre 1958 all'ultimo recital il 13 febbraio 2023 - continua il ricordo - Pollini ha suonato alla Scala 168 volte, cui si aggiungono gli incontri con gli studenti e le partecipazioni a giurie e convegni. Dopo i primi concerti diretti da Thomas Schippers e Sergiu Celibidache, con la serata del 23 ottobre 1969 prende avvio la collaborazione con Claudio Abbado, destinata a segnare la storia dell'interpretazione ma anche la storia culturale della città di Milano. Il comune impegno per allargare il repertorio, in particolare alla seconda scuola di Vienna e alla nuova musica si coniuga ad un eguale impegno ad allargare le platee in linea con l'impostazione di Paolo Grassi che in quegli anni sviluppava nuove politiche per coinvolgere tutta la città nelle attività del Teatro. Fondamentali anche le collaborazioni con Riccardo Muti e poi con Daniel Barenboim e Riccardo Chailly, ma nel corso dei decenni si ricordano anche concerti con Carlo Maria Giulini, Pierre Boulez e Zubin Mehta. Al rapporto costruito negli anni con i musicisti scaligeri, sia in veste di Orchestra della Scala sia soprattutto in veste di Filarmonica, si aggiungono le apparizioni con grandi orchestre come i Wiener Philharmoniker (con Abbado) e il Gewandhausorchester di Lipsia (con Chailly) e numerose compagini dedicate alla musica d'oggi, in particolare nei 'Cicli Pollini' promossi da Stéphane Lissner: l'Ensemble Intercontemporain, il Klangforum Wien, la Musikfabrik Köln, l'Experimentalstudio SWR. Nel campo della musica da camera lo ricordiamo in particolare accanto a Salvatore Accardo, Toby Hoffmann, Margaret Batjer e Rocco Filippini. Ma al centro dell'ininterrotta presenza scaligera di Maurizio Pollini ci sono soprattutto i recital: dallo storico ciclo con le 32 sonate di Beethoven nel 1995 al sempre attesissimo concerto annuale in cui ricorrevano le stelle fisse del suo universo musicale: oltre ad alcune occasioni bachiane, Beethoven, Brahms, Chopin, Debussy, Schönberg e Nono. Lo aspettavamo di nuovo il prossimo 20 ottobre". Sofferente da tempo, il maestro italiano ha tenuto concerti - sempre attesissimi - sino agli ulti mesi della sua vita. Aveva 82 anni. Il sovrintendente del Piermarini, Dominique Meyer, il direttore musicale Riccardo Chailly, i professori dell'orchestra e i lavoratori scaligeri sono accanto alla moglie Marilisa, al figlio Daniele e a tutta la famiglia. L'abbraccio più forte, in queste ore tristi, arriva anche dai Festival di Salisburgo e Lucerna.

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