Fondazione Querini Stampalia, in collaborazione con White Cube, ha invitato l’artista danese-vietnamita Danh Vo a curare insieme a Chiara Bertola, responsabile del programma d’arte contemporanea dell’istituzione, un progetto espositivo in occasione della Biennale di Venezia 2022. Le sue opere, insieme a quelle dello scultore statunitense di origini giapponesi Isamu Noguchi e del pittore coreano Park Seo-Bo, instaurano un complesso dialogo tra di loro all’interno degli spazi di questo straordinario edificio. La storia della Fondazione Querini Stampalia è anche quella della nobile famiglia veneziana, i Querini, che vissero in questo palazzo per generazioni, accumulando una vasta raccolta di oggetti, libri e opere d’arte. Questa collezione è messa a disposizione di tutti con la nascita della Fondazione nel 1869. Il complesso impianto architettonico spalanca continue finestre sul tempo. Ogni piano segnala una nuova epoca nella quale si sono iscritti, sovrapposti o cancellati i diversi momenti della storia della famiglia e dell’istituzione. Lo spazio, audace e umile a un tempo, è un’esperienza labirintica che mostra gli esuberi, gli eccessi, le sovrapposizioni, con gesti minimali o grandiosi, delle generazioni che vi si sono susseguite. Chi meglio di Danh Vo poteva varcare quella soglia? In quanto artista lui è capace di far germinare nuova vita dalla nebbia della memoria e dal peso della storia. Il suo lavoro con gli oggetti e con gli spazi architettonici rivela una sensibilità verso il tempo in quanto elemento connesso con ognuno di noi. Vo riutilizza costantemente il proprio lavoro, immettendo i progetti passati in nuovi ambienti e significati e alterando la percezione del visitatore. La sua arte, assieme alla storia, si inscrive all’interno di spazi e culture distinte, realizzando una difficile danza con la bellezza e il potere. Vo entra nella Fondazione mediante una porta laterale e i suoi passi seguono un sottile percorso concettuale. È questo un modo per interrogarsi sulle fragili e difficili questioni che si aprono ogni qual volta un artista contemporaneo espone il proprio lavoro in un museo antico. Cosa si aggiunge? Quale confronto o equilibrio si può raggiungere? Come infondere nuova vita o contrapporsi alla vecchia? L’artista ha creato luci e pareti temporanee, agili strutture che indicano una strada e, al contempo, mostrano l’evoluzione dello spazio. Relazionandosi con la preziosa raccolta di arte antica della Fondazione e della Collezione Intesa Sanpaolo, introduce i lavori propri e quelli degli artisti moderni Isamu Noguchi e Park Seo-Bo.
A segnare questo percorso effimero all'interno della Fondazione sono i ritratti fotografici dei fiori nel giardino di Vo a Güldenhof - il suo studio e fattoria a nord di Berlino - nei giardini di Pantelleria, della Danimarca, del Friuli e di Siviglia. Le fotografie sono scattate con lo smartphone, le immagini sono stampate a colori con i nomi latini scritti in bella calligrafia a matita dal padre dell'artista, Phung Vo. Questi lavori trasmettono una delicata soggettività e rievocano le pagine di un’enciclopedia. Emigrato dal Vietnam e ora cittadino danese, Phung partecipa ai rituali di sistematizzazione dell'Occidente appropriandosi delle sue parole. In una nuova serie di sculture realizzate a Murano, ha utilizzato degli stampi di legno dismessi per creare una colata di vetro finale. Le costruzioni in legno di pero - carbonizzate, deformate, con fissaggi rotti - avrebbero dovute essere scartate, ma Vo, affascinato dalla loro forma e dall'idea che una parte così vitale del processo di fabbricazione del vetro venga raramente mostrata, ha deciso di portarle in esposizione. Nel presentare questi stampi deformati e alterati, insieme ai loro calchi imperfetti, riflette sul rapporto tra funzione e bellezza attraverso questa forma d'arte secolare. Negli spazi della Fondazione Querini Stampalia, Vo introduce un’ampia selezione di lampade di carta "Akari" dell’artista Isamu Noguchi, che illuminano gli oggetti e le decorazioni tutt’intorno e diventano esse stesse il centro della percezione. Il lavoro di Noguchi comporta un tipo di scultura sociale che può essere applicata universalmente, fondata sull’idea della natura come elemento di fondamentale importanza per la condizione umana.
Le sue iconiche lampade "Akari" [dal giapponese, "luce"], concepite nel 1951 nel corso di un viaggio a Hiroshima, richiamano le lanterne chochin giapponesi e sono influenzate dall’estetica del design americano. La loro struttura in carta, ricavata dall’albero di gelso, si presta alla creazione di una moltitudine di forme differenti ed è un esempio lampante della capacità di Noguchi di connettere tradizione e modernità. Park Seo-Bo è ampiamente riconosciuto come iniziatore del movimento artistico coreano Dansaekhwa. Minimalista e monocromatico, questo influente movimento del Dopoguerra si allinea al Modernismo occidentale nella rinuncia al pittorico. Piuttosto che tentare una rottura e un ripudio del passato, tuttavia, Dansaekhwa ha cercato una connessione con la storia attraverso pratiche culturali come la calligrafia e l'uso della carta Hanji e attraverso tradizioni spirituali tra cui il taoismo, il confucianesimo e il buddismo. La pratica meditativa di Park raggiunge il minimalismo non attraverso la riduzione, ma tramite la stratificazione e l'accrescimento, mediante azioni ripetute e sostenute. Il raffinato vocabolario materico e gli idiomi calligrafici di Park sono in sintonia sia con le lampade di carta di Noguchi sia con la calligrafia di Phung Vo. Oltre ad essere una sede museale, la Fondazione Querini Stampalia è una delle biblioteche di riferimento della città. Non è una coincidenza, quindi, che Danh Vo porti qui il suo lavoro come una sorta di archivio vivente che cambia ogni volta che lo espone. Vo, Noguchi e Park Seo-Bo sono ospiti e intrusi che alterano le nostre percezioni di oggetti e opere che altrimenti sarebbero fissi e ordinati. Ogni opera illumina lo sguardo di chi è capace di vedere. Forse è vero anche il contrario: ogni sguardo porta all'opera una scintilla di luce e di vita.
Il "significato" non è una qualità dell’oggetto, è qualcosa che gli diamo noi. Ciascuno di noi guarda alle cose in modi diversi a seconda del proprio bagaglio, di quel che porta con sé. Così si crea la tensione tra gli oggetti ma anche tra le persone e gli ambienti. (Danh Vo).
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Didascalia immagini dell'installazione della mostra:
Copertina - ‘Danh Vo, Isamu Noguchi, Park Seo-Bo’, Fondazione Querini Stampalia, Venice 20 April - 27 November 2022. © the artist. Photo © White Cube (Ollie Hammick)
Danh Vo, Isamu Noguchi, Park Seo-Bo | Venezia
A cura di Danh Vo e Chiara Bertola
20 aprile - 27 novembre 2022
Fondazione Querini Stampalia
Santa Maria Formosa Castello 5252
Venezia