Dalle mappae mundi ospitate nei libri di preghiere del XIII secolo, alle straordinarie costruzioni cartografiche del mondo dei commerci oceanici, ai tappeti geografici contemporanei, alla mappa del mondo di Google, l’esposizione offre una riflessione sulle dinamiche di costruzione dell’immagine del mondo con la quale quotidianamente ci confrontiamo. "Mind the Map!" racconta l’audace tentativo intellettuale umano di disegnare lo spazio terrestre e di vederlo tutto insieme in un’unica rappresentazione grafica; invita a prestare attenzione alla mappa, a tutte le mappe, che spesso vengono utilizzate, a torto, come sostituti della realtà, con leggerezza e in modo irriflessivo. Prestare loro attenzione significa entrare in mondi con una significativa e articolata complessità. Terra Incognita. Esplorazioni nell’arte aborigena, Chiesa di San Teonisto. A cura di D. Harding. Organizzata da Fondazione Imago Mundi. La collezione di arte aborigena australiana, parte della Luciano Benetton Collection, ha avviato un processo di ricerca volto a indagare la vita artistica, culturale e sociale degli artisti e delle comunità che formano il panorama dell’arte aborigena. Con "Terra Incognita" si offre agli occhi del visitatore una grande installazione composta da oltre ottanta tele dipinte, che crea un paesaggio vibrante di colori, da osservare dall’alto e da una certa distanza, come si conviene agli spazi sacri, e ai luoghi a cui ci si avvicina con rispetto. Un paesaggio composto da diverse esperienze ed espressioni, che non esclude nessuno, ma neppure nega la possibilità di auto-escludersi. La collezione, come ciò che viene messo a fuoco da un telescopio, rende visibile al pubblico italiano una porzione della bellezza e della rilevanza del paesaggio culturale di cui fanno esperienza le comunità aborigene in tutta l'Australia. E invitando a esplorare anche i propri territori sociali e politici, fa comprendere che c'è ancora molto da conoscere. Atlante Temporaneo. Cartografie del sé nell’arte di oggi, Gallerie delle Prigioni. A cura di Alfredo Cramerotti. Organizzata da Fondazione Imago Mundi. Sappiamo che c’è mappa e mappa. Esiste una cartografia "applicata" scientificamente e "percepita" individualmente; ci sono, in sostanza, cartografi-esploratori e cartografi-artisti.
Se si comprende il legame tra realtà e raffigurazione, così come esiste all’interno di un’opera d’arte, risulta chiaro che ciò che si percepisce come immediato è in realtà il rapporto tra esperienza e mezzo di rappresentazione. I quattordici artisti di "Atlante Temporaneo" attivano i loro sensi verso di sé, sviluppando il significato tradizionale di mappa lungo strade non convenzionali - quelle, appunto, del subconscio, del corpo, dei pensieri, delle memorie che interagiscono in ognuno di noi - e presentando un’idea di mappatura alternativa e complementare ai progetti presentati a Ca' Scarpa e a San Teonisto. Gli artisti in mostra sono Oliver Laric, Jeremy Deller, Paul Maheke, Matt Mullican, James Lewis, Kiki Smith, Walid Raad, Ibrahim Mahama, Otobong Nkanga, Rochelle Goldberg, Seymour Chwast, Enam Gbewonyo, Sanford Biggers e Sarah Entwistle.
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Didascalia delle immagini delle opere, dall'alto in basso:
1 - Honil kangni yŏktae kukto chi to [Kangnido], mappa completa delle terre e delle regioni dei paesi storici e delle capitali, metà secolo XVI, tempio buddista Honkōji di Shimabara, Giappone (Kyūshū, prefettura di Nagasaki), 216 x 282 cm circa.
2 - Rover Thomas, Waringari (Meeting Place), 1996, 183x244 cm
3 - Obotong Nkanga, In Pursuit of Bling: The Discovery, 2014, Arazzo, Materiali: filati di viscosa, materiali tecnici, lana merino, cotone biologico, mohair, 190 x 180 cm Photo Credits: Wim van Dongen
Immagine di copertina dalla pagina Facebook di Fondazione Benetton Studi e Ricerche
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