Oltre 120 coloratissime opere dalle dimensioni più svariate invadono la città: fino al 17 ottobre arriva nel capoluogo giuliano Cracking Art, uno dei fenomeni d’arte contemporanea più conosciuti al mondo, con la mostra Incanto. Per incanto, come per incanto, in modo improvviso e imprevedibile, come per magia. Questa è l’atmosfera che si respira a Trieste attraverso l’apparizione di creature sorprendenti, che prendono dimora nelle architetture storiche della città. Una mostra "diffusa" che interessa non solo spazi all’aperto ma anche quelli al chiuso che già in passato hanno ospitato artisti illustri e solitamente adibiti a eventi espositivi e istituzionali. A partire proprio dal meraviglioso Salone degli Incanti - dal quale la mostra prende proprio il nome e dove un’invasione di chiocciole colorate ha preso possesso del luogo con lo spirito leggero e favolistico di un gioco meraviglioso - i luoghi più significativi della città si popolano di grandissimi animali dalle tinte sgargianti che la rendono una galleria d’arte a cielo aperto.Uscendo dallo spazio di Riva Nazario Sauro, i visitatori sono, infatti, invitati a esplorare un percorso che coinvolge altri luoghi cittadini (da piazza Hortis a piazza Cavana, piazza Verdi, piazza della Borsa; dal Palazzo della Cassa di Risparmio di Trieste - ora sede della Fondazione CRTrieste - a piazza Ponterosso a via delle Torri, fino a raggiungere l'Hotel Hilton in piazza della Repubblica) in cui sono installate opere diverse, con l’invito a visitare e riappropriarsi delle aree urbane con uno spirito rinnovato e magico. Animata da chiocciole, rondini, conigli, coccodrilli, elefanti, pinguini, lupi e rane, Trieste si trasforma in uno speciale museo senza barriere dove protagonisti sono sempre la natura e il rispetto per essa. La mostra è pensata e voluta gratuita e all’aperto, affinché possa essere alla portata di tutti, non solo in termini di accessibilità ma anche perché possa essere interiorizzata stimolando le reazioni e l’attenzione del singolo e - allo stesso tempo - della collettività verso importanti tematiche di interesse sociale.
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Il movimento Cracking Art nasce nel 1993 con l’obiettivo di cambiare radicalmente la storia dell’arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale che unito all’utilizzo rivoluzionario dei materiali plastici mette in evidenza il rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale. Il termine Cracking Art deriva dal verbo inglese “to crack”, che descrive l’atto di incrinarsi, spezzarsi, rompersi, cedere, crollare. Con il nome di cracking catalitico è anche chiamata la reazione chimica che trasforma il petrolio grezzo in plastica: per gli artisti è questo il momento in cui il naturale permuta in artificiale, l’organico in sintetico, ed è tale processo che essi intendono rappresentare attraverso la loro arte. Le opere sono realizzate per inspirare a livello comunitario una conversazione circa l’importanza e l’impatto ambientale della rigenerazione, che si esprime per azioni performative coinvolgenti, in cui installazioni fuori scala - come i celebri animali colorati - invadono i luoghi più vari, dagli spazi propriamente deputati all’arte a quelli della vita quotidiana. Rigenerare la plastica significa sottrarla alla distruzione tossica e devastante per l’ambiente donandole nuova vita, farne delle opere d’arte significa comunicare attraverso un linguaggio estetico innovativo esprimendo una particolare sensibilità nei confronti della natura. La dimensione corale del gruppo non limita l’espressione individuale delle singole voci: gli artisti lavorano anche in modo indipendente interpretando, ciascuno secondo le proprie esigenze, le problematiche e le tensioni del nostro tempo. Oltre alle tre partecipazioni ufficiali alla Biennale di Venezia (2001, 2011 e 2013), tra le mostre e installazioni più recenti si segnalano: Natura Indomita (2020), a Teramo; En Plein Air (2020), a San Benedetto del Tronto; Wild Rising (2019), presso il Desert Botanical Garden di Phoenix, Arizona (Usa); Regeneration@Newhollandisland (2019), presso New Holland Island, San Pietroburgo (Russia); Spectaculars Creatures (2018), presso IMA Indianapolis Museum of Art - Indianapolis (Usa); BarocCracking (2018), presso Palazzo Leoni Montanari - Gallerie d’Italia, Vicenza (Italia); Cracking Art@Hangang Art Park (2018) presso Hangang Park, Seoul (Korea).
Il movimento Cracking Art nasce nel 1993 con l’obiettivo di cambiare radicalmente la storia dell’arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale che unito all’utilizzo rivoluzionario dei materiali plastici mette in evidenza il rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale. Il termine Cracking Art deriva dal verbo inglese “to crack”, che descrive l’atto di incrinarsi, spezzarsi, rompersi, cedere, crollare. Con il nome di cracking catalitico è anche chiamata la reazione chimica che trasforma il petrolio grezzo in plastica: per gli artisti è questo il momento in cui il naturale permuta in artificiale, l’organico in sintetico, ed è tale processo che essi intendono rappresentare attraverso la loro arte. Le opere sono realizzate per inspirare a livello comunitario una conversazione circa l’importanza e l’impatto ambientale della rigenerazione, che si esprime per azioni performative coinvolgenti, in cui installazioni fuori scala - come i celebri animali colorati - invadono i luoghi più vari, dagli spazi propriamente deputati all’arte a quelli della vita quotidiana. Rigenerare la plastica significa sottrarla alla distruzione tossica e devastante per l’ambiente donandole nuova vita, farne delle opere d’arte significa comunicare attraverso un linguaggio estetico innovativo esprimendo una particolare sensibilità nei confronti della natura. La dimensione corale del gruppo non limita l’espressione individuale delle singole voci: gli artisti lavorano anche in modo indipendente interpretando, ciascuno secondo le proprie esigenze, le problematiche e le tensioni del nostro tempo. Oltre alle tre partecipazioni ufficiali alla Biennale di Venezia (2001, 2011 e 2013), tra le mostre e installazioni più recenti si segnalano: Natura Indomita (2020), a Teramo; En Plein Air (2020), a San Benedetto del Tronto; Wild Rising (2019), presso il Desert Botanical Garden di Phoenix, Arizona (Usa); Regeneration@Newhollandisland (2019), presso New Holland Island, San Pietroburgo (Russia); Spectaculars Creatures (2018), presso IMA Indianapolis Museum of Art - Indianapolis (Usa); BarocCracking (2018), presso Palazzo Leoni Montanari - Gallerie d’Italia, Vicenza (Italia); Cracking Art@Hangang Art Park (2018) presso Hangang Park, Seoul (Korea).
INFORMAZIONI
Cracking Art. Incanto
Una mostra promossa e organizzata da Comune di Trieste - Assessorato alla Cultura e Gruppo Arthemisia, a cura di Cracking Art.
Sino al 17 ottobre 2021
Trieste, Salone degli Incanti (Riva Nazario Sauro 1) e altri luoghi della città
Orari: da lunedì a domenica, 10.00 - 20.00 (ultimo ingresso 19.30)
triestecultura.it
arthemisia.it
crackingart.com
#CrackingArtTrieste
Didascalie immagini:
Cracking Art, Incanto, Trieste|Italia 2021. Crediti fotografici Cracking Art. E pagina Facebook Comune di Trieste e Cracking Art