Se l'Argentina, sua terra d'origine, e la Svizzera, sua terra d'adozione, possono vantare la straordinaria classicità di Martha Argerich, se la sempre più prorompente Cina sforna grandi interpreti a go-go, come la strabiliante Yuja Wang, e se la Francia ha il dubbio della scelta tra Hélénè Grimaud e le sorelle Katia e Marielle Labèque - senza dimenticare l'ucraina-statunitense Valentina Lisitsa e le sue campagne di denuncia politica - ora è il turno dell'Italia imporsi all'attenzione mondiale. Ancora con il pianoforte e di nuovo con una donna: la giovane pugliese (nemmeno 25 anni) Beatrice Rana, che ha già scalato le classifiche dei consensi e dei premi internazionali, stupendo critica e pubblico.
Oltre alle sue esibizioni con i più grandi direttori d'orchestra e alle sue oramai celeberrime registrazioni delle Variationi Goldberg di Johann Sebastian Bach, c'è un modo particolare per poter godere della sua musica ed entrare nel suo mondo "poetico" più autentico: assistere ad uno dei concerti di "Classiche Forme", il Festival internazionale di musica da Camera" (7-8-9 luglio 2017) che Beatrice ha fondato e dirige nella sua terra, all'Ipogeo Bacile di Spongano, in provincia di Lecce. La rassegna di Spongano dimostra, ancora una volta, che un (a) musicista affermato torna sempre - in questo caso forse non lo ha mai abbandonato - al "fare musica insieme" con piccole formazioni, quelle che esaltano l'arte musicale e i rapporti umani, gli intrecci unici tra archi e tastiera, la grande scuola della formazione musicale tout court. Classiche Forme: Ipogeo Bacile (un bene valorizzato dal Fai) |
La violoncellista Ludovica Rana (Photo Classiche Forme) |
A seguire la celeberrima Sonata op.24 "La Primavera" per violino e pianoforte (Elena Urioste e Beatrice Rana) di Ludwig van Beethoven. Finale affidato al Quintetto Op.44 per pianoforte e archi di Robert Schumann. Sabato 8 luglio un "confronto" a distanza tra Dmitri Shostakovich (Sonata op. 40 per violoncello e pianoforte (Pablo Ferrandez-Beatrice Rana) e Franz Schubert con Il quintetto op. 163 D. 956 per archi in do maggiore (con la stessa formazione della sera precedente a cui si aggiunge il violoncello di Ferrandez). Gran finale domenica 9 luglio con partiture di Debussy (Rapsodia per clarinetto e pianoforte, con Alessandro Carbonare), Poulenc e Brahms. A seguire la Festa del Festival con un programma a sorpresa e ingresso libero.
a cura di Daniele Vaninetti
www.classicheforme.com