Béla Bartók fu uno dei primi maestri a scegliere la campagna e la sua natura per registrare brani di musicisti del posto, trasformandoli poi in opere personali ascoltate e apprezzate in tutto il mondo. Al Festival Bartók di Bruxelles, in programma dal 6 al 12 febbraio 2026 al Palazzo delle Belle Arti (Bozar) della città con la collaborazione dell'
Orchestra Nazionale Belga, si può ascoltare il meglio di queste partiture popolari accanto a capolavori come il Secondo Concerto per violino e le Danze rumene, oltre a una produzione basata sulla vivace Sonata per due pianoforti e percussioni. La rassegna tematica - e proprio per questo più interessante - si apre il 6 febbraio alle 20 con protagonisti la compagine orchestrale diretta da Antonio Ermo e la violinista Simone Lamsma in veste di solista. Il concerto è preceduto da una conversazione con Maarten Boussery che ha luogo nella sala Henry Le Bœuf (ingresso gratuito).
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| L'immagine di copetina del festival |
Nell'ambito della sua continua ricerca sulla musica tradizionale, Bartók integrò gradualmente gli elementi della cultura musicale "povera" nelle sue varie composizioni. Nelle Sei Danze Popolari Rumene, ad esempio, trasse ispirazione da melodie originarie della Transilvania. Inizialmente intitolata Danze Popolari Ungheresi, l'opera fu rinominata nel 1920 in seguito all'annessione della Transilvania alla Romania. Le Rapsodie per Violino sviluppano ulteriormente questa esplorazione stilistica del musicista ungherese. Originariamente scritte per violino e pianoforte, richiedono un virtuosismo maggiore rispetto alle Sei Danze, avvicinando ulteriormente motivi popolari al palcoscenico del concerto classico. In seguito furono orchestrate, incorporando strumenti come il cimbalom. La Suite di Danze, composta nel 1923 per celebrare il 50° anniversario dell'unificazione di Buda e Pest, riflette la ricerca etnomusicologica di Bartók. Tuttavia, anziché perseguire uno scopo patriottico, Bartók attinge anche alle composizioni arabe, rumene e di altre culture, permettendo loro di coesistere. Dopo il concerto del 6 febbraio, Lamsma incontra il pubblico, per una sessione di autografi, presso lo stand della Boîte à Musique, nell'atrio del palazzo.
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| Bruxelles, la statua dedicata al grande compositore |
La Maratona Bartók dell'8 febbraio è un momento da non perdere. In diverse sedi del Bozar stesso, musicisti di diverse età e livelli guidano gli ascoltatori attraverso il ricco repertorio del compositore: dai duetti per violino ai quartetti d'archi e, ancora, alle danze popolari rumene. Anche gli studenti del Conservatorio Reale di Bruxelles tengono alcuni concerti presso le sedi dei partner socio-culturali della kermesse tra cui BNO, Vlamo, Chamber Music For Europe, Conservatoire Royal de Bruxelles & het Koninklijk Conservatorium van Brussel. In chiusura, il 12 febbraio, i coreografi Claire Croizé ed Etienne Guilloteau (ECCE) affrontano la Sonata per due pianoforti e percussioni, un brano esplosivo e virtuoso, ricco di ritmi impetuosi e vivaci e di colori sonori insoliti. Un movimento lento ed enigmatico fa da contraltare al tutto. Con una scrittura frammentata e suoni ariosi Bartók evoca la notte: non un paesaggio silenzioso, ma un mondo esterno pieno di vita. È questa interpretazione altamente personale del notturno che ha ispirato ECCE ad avvicinarsi alla natura in un modo nuovo: essa non è più una fonte di contemplazione o di silenzio, ma uno spazio dinamico in cui tutti gli esseri che vivono sulla Terra si incontrano, un luogo che si "contorce" di gesti e suoni. Cinque danzatori incontrano quattro musicisti di Ictus in una performance emozionante.
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UNO STILE UNICO
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| Bartók ca 1918 (c) Bartók Archives, Budapest |
"...Inizialmente influenzato da Strauss, Liszt, Brahms e Debussy, Bartók trovò la propria voce attraverso la musica popolare. Questa fusione di melodie tradizionali e linguaggio formale classico costituì la base del suo stile unico, che fu poi arricchito da influenze di Stravinskij e Schoenberg. Nel 1907, Bartók fu nominato all'Accademia Reale di Musica di Budapest dove avrebbe insegnato per gran parte della sua vita. Insegnò pianoforte, ma mai composizione: la tecnica si può apprendere, credeva, ma la creatività è una questione personale. Nel 1938, Bartók ricevette una commissione straordinaria da Benny Goodman, il famoso clarinettista jazz di Sing, Sing, Sing. Il risultato fu Contrasts , un'opera sorprendente che debuttò alla Carnegie Hall di New York. L'ascesa del nazismo negli anni '30 causò in Bartók una profonda inquietudine. Era disgustato dal fascismo, si rifiutò di far suonare la sua musica ai concerti nazisti e cambiò editore non appena questi si identificarono con il regime. Nel suo testamento, stabilì che nessuna strada avrebbe portato il suo nome finché fosse esistita una via Hitler o Mussolini. Con l'ascesa del fascismo,Bartók visitò sempre più spesso Bruxelles. Lì incontrò il musicologo di Anversa Denijs Dille , che avrebbe dedicato gran parte della sua vita all'eredità di Bartók. Grazie a Dille, la nostra Biblioteca Reale custodisce ora un vasto archivio sul compositore. Bruxelles rende omaggio a Bartók anche con una statua in Spanjeplein. Quest'opera dello scultore Imre Varga è stata donata dalla città di Budapest nel 1995 in occasione del 50° anniversario della morte di Bartók. Pur essendo profondamente legato alla sua terra natale, Bartók partì per gli Stati Uniti nel 1940. Morì lì nel 1945, ancora pieno di progetti e idee. Si dice che le sue ultime parole siano state: 'È un peccato dover partire mentre la mia valigia è ancora piena'. L'influenza della sua opera si estende ben oltre le sue composizioni. Attraverso la sua raccolta e arrangiamento di musica popolare, ha gettato le basi dell'etnomusicologia moderna. Ha combinato le tendenze musicali del suo tempo in un linguaggio al tempo stesso personale e universale, che risuona ancora oggi nella musica di molti compositori". (fonte: Rivista dell'Orchestra Nazionale Belga).