Slow Fiber, a Torino il primo summit dell'associazione

Si è svolto a Torino il primo congresso nazionale di Slow Fiber, rete fondata a novembre del 2022 grazie all’incontro fra Slow Food e, inizialmente, 16 aziende virtuose della filiera tessile italiana, unite dalla volontà di applicare al tessile i valori fondanti del movimento: "buono, sano, pulito e giusto", arricchiti da quello di "durabilità". A tre anni dalla nascita, oggi la rete riunisce 29 imprese italiane della moda e dell’arredamento che impiegano quasi 6800 addetti per un giro d’affari di 1,2 miliardi e rappresentano tutte le varie fasi della filiera: fibra, filatura, tintura, tessitura, finissaggio, disegno, prototipazione, industrializzazione, taglio e confezionamento, stampa e ricamo. Insieme, custodiscono anche una ricchezza di saper fare e mestieri, antichi e moderni, tradizione e tecnologia all’avanguardia.
Dario Casalini
Il network è nato con l’obiettivo principale di diffondere consapevolezza sull’impatto del tessile nella società e sostiene filiere locali che condividono trasparenza, sostenibilità e responsabilità collettiva, aperto a collaborare con altre organizzazioni ispirate ai medesimi principi e impegnate concretamente a realizzarli. In occasione del terzo anniversario dalla sua fondazione, Slow Fiber ha promosso il suo primo Congresso del Tessile Sostenibile. L’appuntamento, ospitato presso l’Auditorium della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino, ha riunito esperti, imprenditori e studenti, per riflettere insieme su come applicare al settore - con la moda e l' arredamento - i principi promossi da Slow Fiber, sinonimo di un nuovo modo di produrre e consumare. Solo un tessile che duri nel tempo e generi valore reale, per chi lo crea e per chi lo utilizza, può definirsi anche "bello". Ad aprire la giornata di approfondimenti - al fianco di Dario Casalini, fondatore di Slow Fiber - c’era Carlo Petrini, l"anima storica" di Slow Food, il primo a comprendere che trasferire e applicare i concetti del "buono, pulito e giusto", mantra del movimento Slow Food, dal mondo del cibo a quello del settore tessile è quanto di più naturale si possa fare se si ha a cuore il futuro del Pianeta che abitiamo. E' stata una giornata ricca di interventi sull'impatto economico, sociale e culturale del settore tessile-abbigliamento-moda, sull’over production e sul conseguente, enorme, problema di spreco. E' stata ribadita l’importanza della collaborazione, della condivisione, del costruire reti ed è stata evidenziata la necessità di un quadro normativo che consenta a tutti gli attori di giocare secondo le stesse regole. Il primo "summit" di Slow Fiber, a tre anni esatti dalla nascita dell’associazione omonima, vuole diventare un incontro ricorrente. Ora sono state gettate le basi, condividendo sul tavolo scenari e problematiche, da parte dei fondatori della Rete e degli esperti coinvolti. Ai prossimi incontri  - è stato sottolineato - sarà indispensabile portare come coprotagonisti anche l’industria di marca, i giovani e le istituzioni nazionali.

Carlo Petrini

IDEA COMUNE
"Esiste oggi una grande attenzione al tema del cibo e di cosa mangiamo, purtroppo però non vi è lo stesso riguardo per il tessile, con cui invece siamo costantemente a contatto. Come Slow Food, oramai più di trent’anni fa, scelse di schierarsi dall’altra parte del fast food, Slow Fiber vuole essere la risposta alla dilagante moda della fast fashion. L’idea comune di Slow Food e Slow Fiber è quella di recuperare la consapevolezza e la conoscenza di come vengono fatti i prodotti, operando affinché avvenga un cambio di rotta verso la tutela dell’ambiente e delle persone". (fonte: Slow Fiber)