A volo d'uccello, 2010 |
Grazie anche ai rami d’albero posti alle pareti, l’intervento installativo trasforma il contenitore architettonico in un luogo di suggestioni in cui le categorie di esterno e interno, cultura e natura, storia e memoria, realtà e poesia, richiedono d’essere riformulate. Oltre all’installazione Bird’s-eye view (2019), nella sala adiacente sono presentati il video che documenta un intervento analogo realizzato dall’artista in Olanda sul tetto del suo studio a Middelburg, e una selezione di lavori che testimoniano come, nel corso della sua carriera e da prospettive differenti, Boezem ha affrontato i temi evocati nel nuovo progetto Bird's-eye view. Nella sua poetica l’artista invita il visitatore a riflettere sul ruolo che può avere oggi l'opera d'arte nel rifondare lo spazio e il tempo della condivisione del sapere, ponendo l’attenzione sulla responsabilità che il singolo individuo ha nel ripensare il concetto di comunità e gli strumenti che la costituiscono, in un mondo globale e virtuale. "Il titolo dell’installazione Bird's-eye view (2019) – come spiega il curatore della mostra Lorenzo Bruni – non si riferisce esclusivamente alla condizione ideale di osservazione dell'intervento site-specific ma rimanda anche alla riflessione profonda dell'artista sul suo lungo lavoro che l’ha portato a utilizzare in vario modo, decennio dopo decennio, la mappa di cattedrali gotiche come quelle di Reims o di Assisi". Bird's-eye view concentra l'attenzione sulla riflessione che Boezem ha compiuto da sempre sul confronto tra natura e cultura - prima negli anni Sessanta con i suoi interventi sul paesaggio e ricreando i cambiamenti climatici all'interno dei musei, coi quali ha fornito una proposta alternativa a quella realizzata negli stessi anni dalla Land Art americana, adottando poi nel corso degli anni Ottanta la visione della “prospettiva medievale”, producendo collage e sculture ambientali. L'opera Bird's-eye view (2019) ideata per la galleria milanese mette al centro della questione l'essere umano – per mezzo della sua assenza, a favore della rappresentazione della natura e della cultura (la cattedrale e i semi) – stimolando una presa di posizione sia fisica che concettuale, su come osservare e condividere non solo i fatti del reale ma anche le stratificazioni delle esperienze individuali e della storia.