Da Abbado a Chailly, continuità italiana a Lucerna

Riccardo Chailly (Photo by Decca)
Una scelta coerente e naturale che premia la qualità della scuola italiana. Dopo Claudio Abbado, il grande maestro scomparso il 20 gennaio 2014, sarà Riccardo Chailly - che proprio di Abbado fu assistente a Milano nei primi anni della sua carriera - il nuovo direttore del Festival di Lucerna a partire dall’edizione estiva 2016. 


Riccardo Chailly (Photo by La Scala) 
Milanese (anche qui come Abbado), 62 anni, Chailly è già a capo della Gewandhaus Orchester di Lipsia e direttore principale della Scala. E’ da tempo uno dei grandi nomi della scena internazionale ma Lucerna, evidentemente, fa di più. Sceglie la continuità, mantenendo intatto il valore delle origini della sua rassegna, quando Arturo Toscanini, nel 1938, diresse i primi concerti di quella che, grazie allo slancio abbadiano nei primi anni Duemila, è poi divenuta una delle migliori orchestre al mondo. Il Belpaese della musica colta trapiantato nella Svizzera centrale da più di ottant'anni.

E’ lo stesso concetto espresso dal sovrintendente del Festival elvetico, Michael Haeflige: "Arturo Toscanini ha creato quest'orchestra unica e Abbado l'ha rifondata e le ha dato un riconoscimento mondiale. Con Chailly è la terza volta che un grande direttore italiano assume la guida dell'orchestra del Festival di Lucerna". "Essere responsabile di questo progetto artistico eccezionale iniziato da Abbado non è solo un privilegio - ha commentato, da parte sua, Chailly - ma anche qualcosa che mi tocca nel profondo. Da quando, a 18 anni, mi chiamò come assistente alla Scala - ha aggiunto - per me Claudio è stato un modello, un punto di riferimento e l'amico di una vita”. 

Chailly ha aggiunto di lavorare con Haeflinger da molti anni in "pieno accordo artistico. Credo che potremo sviluppare ulteriormente il profilo musicale dell'orchestra e del Festival, sia in Svizzera sia a livello mondiale". Il neodirettore debutterà alla guida del Festival il 12 agosto 2016, dirigendo nel concerto inaugurale l'ottava sinfonia di Mahler, conosciuta anche come la Sinfonia dei Mille. Il suo impegno durerà un quinquennio e in ogni festival dirigerà fra i quattro e i cinque concerti.
In passato avevamo incontrato Chailly al termine di un concerto da lui diretto alla Sagra Musicale Malatestiana di Rimini. Solo il tempo per uno scambio d’impressioni prima che il maestro risalisse in macchina ma tanto era bastato per sottolineare, nel breve dialogo, il valore universale della musica, il suo messaggio senza tempo, l’amore per la perfezione come base imprescindibile di ogni esecuzione. Poi l’erede di Abbado a Lucerna si è, via via, affermato come il più internazionale dei nostri interpreti, il più attento a una dimensione mondiale del fare musica in relazione con le tante orchestre con cui ha mantenuto strettissimi contatti e collaborazioni: dall’Olanda a Parigi, da Milano a Lipsia, dagli Usa alla Svizzera. 

Mezza Europa lo ha insignito di premi e onorificenze per la sua attività didattica e musicale. Il tutto partendo da una nazione – l’Italia – che non teme confronti su questo piano: le sue bacchette sono tra le migliori al mondo anche se il tocco e il gesto di Abbado restano per ora insuperati (e con lui, forse, quelli di Carlo Maria Giulini).  Nel suo libro “Il segreto è nelle pause - Conversazione sulla musica” (Rizzoli editore) Chailly, che è anche autore di cinque opere autobiografiche ed alterna la passione per le note a quella per la letteratura e la critica, spiega quasi tutto sulle origini e il senso più profondo della sua arte: "Il rapporto tra musica e silenzio ci interroga sull'essenza stessa di un discorso artistico che pur essendo scritto sulla carta vive soltanto nel momento in cui un interprete lo toglie dal silenzio. Per quanto possa sembrare strano, la mia è stata una decisione scaturita da una folgorazione improvvisa e del tutto imprevista. Certo, la musica ha fatto parte della mia vita da sempre, dai giorni in cui, ancora molto piccolo, prima di addormentarmi, ascoltavo dalla mia stanza mio padre che componeva al pianoforte. Ma nel futuro che sognavo per me, alla musica non assegnavo alcun ruolo. Finché un giorno, quando avevo circa undici anni, tutto cambiò". 

Avvenne che il padre Luciano, compositore, condusse Riccardo all'Auditorium del Foro italico per assistere all'esecuzione della Prima Sinfonia di Mahler. Ecco la folgorazione: "Avevo inconsapevolmente preso la mia decisione. Quel materiale tanto incandescente sarebbe diventato parte della mia vita". L’amatissimo Mahler. La fama mondiale alla guida della Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam e di tutte le più grandi formazioni mondiali è storia più recente. Ma adesso arriva Lucerna, dove ogni estate tutti gli ensemble che contano davero vengono a suonare al KKL. La sfida continua. Da Abbado a Chailly, nel segno della continuità.

                                                                             Daniele Vaninetti