H2 di HYT



La casa orologiera di Bienne ha esordito nel 2012 con un orologio che mirava a stravolgere l'idea del tempo, introducendo un sistema ibrido che dall'epoca  della clessidra non subiva un'innovazione simile.

Con spirito di assoluta innovazione, grande ricerca di materiali e soluzioni tecniche, lo scorso anno HYT ha imposto sul mercato una nuova interpretazione dell'orologeria, unendo la meccanica con la scienza dei fluidi. Il modello denominato H1, visto personalmente alla Belles Montres di Parigi lo scorso novembre, dimostrava tutta la propria tendenza futuristica atta a stravolgere completamente l'attuale orologeria, destando grande interesse fra gli addetti del settore.






Sulle orme del primo successo HYT, in collaborazione con Audemars Piguet Renaud  e Giulio Papi, ha dato vita al secondo modello denominato H2, che continua la ricerca dell'ibridazione fra fluidi e meccanica, applicando tecniche ancora più raffinate. Papi, ispirandosi ai migliori motori d'automobili, ha inclinato di 45° i due soffietti, creando la tanto cara configurazione a V, posizionata ad ore 6 e ponendo  all'altro capo dell'orologio, al 12, il bilanciere a spirale sostenuto da ponti neri.

Alle ore 9 trova posizione l'indicatore di temperatura, al 3 un'altra lancetta indica le tre posizioni, H-N-R, che la corona può assumere, a ricordare le posizioni della leva di un cambio sportivo. Al centro si trova la lancetta dei minuti, con la parte finale colorata in rosso. Queste tre lancette sono tutte ibride, cioè gestite meccanicamente ma grazie alla forza dei fluidi. Una menzione particolare merita la lancetta della temperatura: aiuta l'utilizzatore a capire quando il meccanismo nel suo insieme ha raggiunto l'ottimale gradazione, per poter così funzionare al meglio.

Ed è qui che entra in gioco la vera, grande innovazione di HYT: l'ora è fluidica e retrograda, indicata tramite l'incontro di due fluidi coesistenti, di differenti colorazioni e differente composizione chimica: uno acquoso e fluorescente, l'altro viscoso e trasparente, si incontrano nel medesimo tubo capillare fuoriuscendo da due diversi serbatoi, spinti dalla forza dei soffietti. Questi ultimi si contraggono o si estendono in modo alternato a seconda dell'ora da indicare, espandendo o ritraendo a loro volta i fluidi. L'incontro fra i due fluidi indica l'ora, fino alle 18, quando con movimento retrogrado ritorna alla posizione iniziale.

 
Un meccanismo così complesso deve necessariamente ricevere una forte energia, e dunque gli ingegneri lo hanno dotato di due bariletti, visibili dal fondello trasparente, e capaci di una riserva di carica di 192 ore. 



La cassa in titanio nero rifinita lucida micropallinata e satinata, da quasi 49 millimetri, incorpora un movimento meccanico a carica manuale da 21,600 A/h, 28 rubini, chiuso da vetro zaffiro sia nella parte superiore sia in quella inferiore, che è avvitato e capace di una tenuta fino a 50 metri di profondità. 50 come gli appassionati che potranno comprarlo, essendo a tiratura limitata.


Stefano Carazzali