Ancarani a Venezia con "Il popolo delle donne. Il film"

Torna a Venezia il cinema di Yuri Ancarani (Ravenna, 1972) nell’ambito della ventesima edizione delle Giornate degli Autori che si terranno al Lido dal 30 agosto al 9 settembre 2023 in occasione dell’ottantesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia. L’artista e regista è stato invitato a prendere parte alla rassegna con la sua ultima opera cinematografica "Il popolo delle donne. Il Film" (60’, Italia, 2023), prodotta da Dugong Production con il supporto di Comune di Milano, Padiglione d’Arte Contemporanea (PAC) e Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana (ACACIA), e distribuita da Barz and Hippo. L'opera evidenzia per la prima volta il rapporto fra la crescente affermazione sociale delle donne e l’aumento della violenza sessuale maschile, fenomeni che nel corso del film vengono descritti come direttamente proporzionali.
Still. Marina Valcarenghi nel film di Yuti Ancarani
Quanto più il mondo delle donne, ancora inevitabilmente insicuro, viene tuttavia alla ribalta, tanto più si acuisce la violenza insofferente di una parte del mondo maschile. Un fenomeno opposto a quanto si supponeva generalmente anche in ambito scientifico. Protagonista del film-documentario è la dottoressa Marina Valcarenghi, psicoterapeuta e psicoanalista, con un passato nel giornalismo, nella politica durante gli anni Sessanta e Settanta, e con quarantacinque anni di lavoro clinico alle spalle. Da quest’ultima esperienza, ancora in corso, Valcarenghi ha potuto osservare come l’insicurezza femminile sopravviva, nonostante la progressiva conquista di autonomia economica e sociale, e comprenderne i motivi. Per prima ha introdotto la psicoanalisi in carcere, nei penitenziari di Opera e di Bollate, lavorando per dodici anni nei reparti di isolamento maschile con detenuti in gran parte condannati per reati di violenza sessuale. Sull’argomento ha scritto due volumi: "Ho paura di me - il comportamento sessuale violento" (B. Mondadori 2009) e "L’insicurezza" (B. Mondadori 2005). Con la sua pellicola Ancarani torna a presentare una propria opera a Venezia dopo la partecipazione alla Biennale Cinema 2021 con Atlantide (2021, 104’). Proprio nel corso delle riprese per la realizzazione del film documentario dedicato agli adolescenti del territorio veneziano, che ha previsto il supporto di professionisti della psicanalisi, è avvenuto l’incontro con Marina Valcarenghi e ha preso corpo l’idea di costruire un film che non fosse dedicato a un luogo, come accade nella produzione del regista ravennate, ma a un tema urgente, endemico della società italiana. Nel film Valcarenghi tiene una lectio magistralis nel cortile della Legnaia dell’Università degli Studi di Milano, documentata in presa diretta.

Still. "Il popolo delle donne. Il film" di Yuri Ancarani
La protagonista siede in cattedra, appare calma, la sua immagine è raccolta da tre angolazioni differenti e progressivamente l’obiettivo passa dal mezzo busto al suo sguardo. Gli unici elementi che entrano nella composizione sono fogli di carta con gli appunti, una bottiglia e un orologio da polso. In alcuni momenti, l’inquadratura si apre accogliendo anche agli studenti che circondano la protagonista in un vero e proprio incontro generazionale. La voce di Marina Valcarenghi, con le pause del suo discorso, scandisce il ritmo della pellicola. Il sonoro include i suoni di un campanile, i rumori di sottofondo dell’università e alcuni brani acustici che aprono e chiudono la narrazione. Le parole della psicanalista ripercorrono stralci di testimonianze di uomini violenti, raccolte nei tribunali, nel corso di colloqui in carcere o durante le sedute presso il suo studio. Riflessioni sulle dinamiche relazionali degli ultimi trent’anni della storia italiana si mescolano a ricordi legati al lavoro di analisi, facendo emergere le paure della società legate alla dicotomia tra donna e uomo e lo sfociare di violenze private, fisiche e verbali. Il titolo del film deriva proprio da alcuni passaggi del monologo e rappresenta un pensiero rivoluzionario che auspica un giorno "il popolo" femminile possa sentirsi parte di una unica grande comunità, accomunata da istanze condivise e da battaglie da intraprendere in una dimensione collettiva. Il prende i tratti di un documentario sulla società contemporanea, in bilico tra costruzione filmica e presa diretta, cifra stilistica dell’opera di Yuri Ancarani in cui bellezza e realtà si confondono, conferendo forma a una visione poetica e radicale.


YURI ANCARANI

Yuri Ancarani (Ravenna, 1972) è un video artista e film-maker italiano. Le sue opere nascono da una continua commistione fra cinema documentario e arte contemporanea e sono il risultato di una ricerca spesso tesa ad esplorare regioni poco visibili del quotidiano, realtà in cui l’artista si addentra in prima persona. I suoi lavori sono stati presentati in numerose mostre e musei nazionali e internazionali, tra cui: Kunstverein Hannover (Germania); Castello di Rivoli (Rivoli Torino, Italia); Manifesta 12 (Palermo, Italia); Kunsthalle Basel (Basilea, Svizzera); 55° Biennale di Venezia; CAC Centre d’Art Contemporain Genève (Ginevra, Svizzera); Centre Pompidou (Parigi, Francia), Hammer Museum (Los Angeles, USA); Palais de Tokyo (Parigi, Francia). I suoi film sono stati in numerosi Festival, tra i quali: Locarno Film Festival (Locarno, Svizzera); Viennale (Vienna, Austria); 67° e 68° Festival del Cinema di Venezia (La Biennale di Venezia, Italia); IFFR International Film Festival Rotterdam (Rotterdam, Olanda); 23° IDFA International Documentary Film Festival Amsterdam (Amsterdam, Olanda). Ha inoltre ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui: "Premio speciale della giuria CINÉ+" Cineasti del presente, 69° Locarno Film Festival (Locarno, Svizzera); cinque nominations ai Cinema Eye Honors, Museum of Moving Image (New York, Usa); "Grand Prix in Lab Competition", Clermont Ferrand Film Festival (Clermont Ferrand, Francia). Nel 2022 è stato finalista per il miglior documentario ai David di Donatello.