Gstaad Menuhin Festival 2022: "Vienna" e Beethoven

I grandi festival musicali svizzeri annunciano in forte anticipo i loro cartelloni 2022, persino con tutti i dettagli (date e nomi dei grandi interpreti). E Gstaad è tra i primi a metterli già on line. La città musicale posta al centro della nuova edizione - dopo Londra - è "Vienna". Spiega il direttore artistico Christoph Muller: "Quale cornice più bella di quella dei festeggiamenti di fine anno 2021 per alzare il velo su un Festival interamente dedicato a Vienna, città di luce, splendore e tradizione? Godere di immergersi nel rassicurante Paese dei valzer di Strauss, delle gemme senza tempo dei maestri del classicismo e dei suoi creatori visionari del 1900? Un invito irresistibile…".
Christoph Muller
Gstaad proporrà dal 15 luglio al 3 settembre una sessantina di concerti di alto livello per celebrare sia i maestri italiani della Vienna barocca che le operette di Franz Lehár, le brillanti sinfonie di Mozart e Haydn e gli impulsi avanguardistici di Mahler e Schönberg, e - forse più di ogni altra cosa - le mille sfaccettature delle geniali partiture di Beethoven. La trasposizione dalle atmosfere della ruota panoramica del Prater, dei lampadari imperiali di Schönbrunn o dei profumi di un caffè viennese agli spazi verdi del Saanenland elvetico è già in divenire. E nell'estate 2022 il Gstaad Menuhin Festival & Academy lo farà secondo tradizione, con una "pioggia di stelle" del concertismo internazionale. "Carta bianca" - quattro concerti - al clarinettista Andreas Ottensamer, attesa per il controtenore Philippe Jaroussky con L'Arpeggiata di Christina Pluhar, per la clarinettista Sabine Meyer (attrice di un "Nuit Mozart"al fianco di Giovanni Antonini e della Kammerorchester Basel), per i violinisti Daniel Hope (a capo della "sua" Zürcher Kammerorchester), Bomsori Kim e Daniel Lozakovitch (nel "Triplo Concerto" di Beethoven con Edgar Moreau e Sergei Babayan), per i pianisti Daniil Trifonov, Yuja Wang (in recital con Leonidas Kavakos), Jan Lisiecki ("L'imperatore" di Beethoven), Sir András Schiff e Grigory Sokolov, per l'attore Klaus Maria Brandauer (letture intorno a Beethoven accompagnate dal pianista Sebastian Knauer), per i tenori Jonas Kaufmann (protagonista della versione in concerto del "Fidelio") e Juan Diego Flórez (che ritorna sulle Alpi svizzere con i giovani del suo magnifico progetto "Sinfonía por el Perù").

Poi un "Flauto magico" diretto da Christophe Rousset, grandi serate sinfoniche con Vasily Petrenko, Jaap van Zweden e Alain Altinoglu e ancora la "Missa solemnis" beethoveniana diretta due volte da René Jacobs in apertura del Festival. Spiega meglio Muller: "Quando nel 2020 il mondo intero ha celebrato il 250 °anniversario  della nascita di Ludwig van Beethoven, tutti gli occhi si sono concentrati sulla città che ha visto nascere e fiorire la sua arte: Vienna. Fu nella metropoli musicale per eccellenza che il grande compositore trovò la sua ispirazione e vide il suo genio fiorire grazie al sostegno dei più illustri mecenati; lì rimase fino alla sua morte nel 1827, all'età di 56 anni. La storia d'amore che unisce Vienna alle più alte vette della creazione musicale prende il volo in epoca barocca, nell'orbita della vita di corte e della nobiltà. La borghesia è entrata in questa vicenda più tardi, durante quello che è stato chiamato il 'Biedermeier'".

La conclusione è una sola: "Dedicata a Vienna proprio con un focus su Beethoven, la nostra edizione 2020 è stata cancellata a causa della pandemia. Questa circostanza ci è parsa come una sorta di 'legittimazione' alla nostra decisione di posticipare di due anni il nostro giubileo beethoveniano. Sir András Schiff lo ha detto bene durante il suo memorabile recital tenuto nell'ambito del Pop-up-Festival 2020 : il genio di Bonn non ha bisogno di un numero tondo per essere celebrato... Beethoven incarna l'anima e la storia del classicismo viennese, costituendo quindi la spina dorsale di qualsiasi festival classico". Ecco spiegate le ragioni di questo "ritorno" a Vienna e al suo grande maestro.

Diego Florez

                                                                                                            a cura di Daniele Vaninetti