W-EyeTen Italian design collection al Silmo Paris 2021

Dieci anni di attività sono un momento importante nella storia di un marchio. Ma lo sono molto di più per un brand come W-Eye, che ha inventato una nuova categoria di prodotto: l’occhiale di legno e alluminio senza cerniere. Non è infatti scontato che il mercato capisca il valore di una proposta radicalmente nuova, soprattutto quando a proporla non è una multinazionale ma una piccola impresa familiare. Invece, grazie al binomio innovazione + design, è successo. W-Eye Ten - Italian design collection è, dunque, una celebrazione di una scommessa imprenditoriale riuscita: quella di Doriano Mattellone e dei suoi figli e di Matteo Ragni, art director di W-Eye fin dalle sue origini.
Dal 24 al 27 settembre la collezione viene presentata al Silmo Paris che si terrà nella capitale a Nord - Villepinte, fiera in cui tutte le aziende internazionali presenteranno le novità riguardanti i settori di Occhiali e Ottica. W-Eye Ten - Italian design collection però è anche un gesto culturale e sperimentale, simbolo di un modo di progettare in cui l’innovazione nasce da un mix di saper fare, intuizioni e connessioni tra persone provenienti da mondi diversi. Un’innovazione guidata dal "fattore umano", quello espresso dall’art direction di Matteo Ragni, che crede nella coralità più che negli assoli. E di dieci designer coinvolti - Antonio De Marco, Odoardo Fioravanti, Diego Grandi, Giulio Iacchetti, JoeVelluto, Chiara Moreschi, Luca Nichetto, Lorenzo Palmeri, Matteo Ragni, Elena Salmistraro - che si sono messi in gioco per il solo piacere di lavorare con un brand che ha saputo osare. E ovviamente quello di Mattellone e figli, che difendono l’artigianato italiano senza nostalgia, guardando al futuro con creatività. C’è un "fattore umano" poi anche negli occhiali che i designer hanno progettato, usando la "mascherina" stampata come base per raccontarsi e raccontare storie.
W-Eye Joe Velluto

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ANTONIO DE MARCO
Quando guardo questo occhiale mi sento più rappresentato dal processo che ha portato alla sua creazione che all’estetica finale del prodotto. Per svilupparlo ho voluto provare a fondere due estetiche differenti  nello stesso oggetto: una geometria curva ed una geometria rigorosa. La parte superiore dell’occhiale è fatta di segmenti dritti mentre quella inferiore da una curva morbida e continua. Volevo provare a trovare un dialogo tra due modi di tracciare linee su  un foglio e applicarli a un oggetto fatto per il volto umano. L’occhiale, in tutte le varianti materiale che ho scelto, ha sempre una essenza scura e uniforme sulla parte esterna. Questo per aver modo di sottolineare la geometria e il contrasto col viso, oltre che dialogare con le due lamine in alluminio. Mentre la parte interna ha delle essenze più varie, chiare, con piccole note di colore, chiamiamolo brio.

ODOARDO FIORAVANTI
Il progetto di occhiali "Drop" ricalca un pensiero su come gestire l'attenzione che le persone danno alla montatura. Una forma un po' "da architetto" ammette una piccola eccezione punk sotto entrambe le lenti. Due piccoli segni simmetrici aggiungono un accento cyberpunk a una forma altrimenti regolare e diventano due piedini quando gli occhiali vengono appoggiati aperti sul piano del tavolo, trasformandoli in uno strano complemento d’arredo.

W-Eye Odoardo Fioravanti

DIEGO GRANDI
Il progetto per W-EYE gravita attorno al concetto d’imperfezione.
Come il neo che caratterizza e definisce il corpo o un volto, una piccola interruzione, un gap della montatura, resa possibile dall’anima solida dell’alluminio che conferisce all’occhiale un segno distintivo leggero e al tempo stesso di carattere.

GIULIO IACCHETTI
Per questo progetto, considerando l’invenzione così originale di una montatura monoscocca in legno curvato, ho pensato di rendere evidente l’importanza e la centralità del frame. L’idea è quindi quella di una struttura che "ospita" le lenti: non circondandole lungo tutto il loro perimetro, ma limitandosi a trattenerle per un tratto appena sufficiente a reggerle e lasciarle in posizione. Il risultato è un occhiale di grande personalità, un accessorio coraggioso. Per un successivo sviluppo immagino l’inserimento di una pellicola colorata che si sovrappone alle lenti, così da incrementare l’eccentricità del progetto.

JOEVELLUTO
L’occhiale MATCH nasce principalmente da due riflessioni. La prima è che tutti gli occhiali W-Eye sono l’unione (quindi un match) tra due materiali: legno e alluminio. La seconda riflessione è rivolta all’utilizzo del legno come materiale naturale e, quindi, facilmente soggetto all’effetto dei quattro elementi. Di conseguenza è venuto spontaneo mettere in relazione il legno con il fuoco, generando una stanghetta/match (in questo caso la parola è utilizzata nel suo altro significato di fiammifero). Questo particolare lo si nota soprattutto quando non si indossa l’occhiale, ma anzi nel momento in cui si toglie.

CHIARA MORESCHI
La forma dell'occhiale è classica, semplice. L'utilizzo di due piallacci accostati dà, però, un aspetto inaspettato, creando una linea netta, un sopra e un sotto, un pieno e un vuoto. Pensando alla caratteristica di W-Eye, cioè l’uso di fogli di legno, ho pensato di accostarne due con essenze diverse per ottenere un effetto bicolore che esaltasse un distacco nella forma, come a ricreare l'effetto di una montatura che lascia nuda la lente nella parte bassa dell'occhiale. Mi interessava anche il fatto che il bicolore risulta evidente nella parte frontale, ma determina anche un cambio colore sull'asta laterale, che conferisce all'occhiale un altro elemento distintivo. Questo occhiale non è progettato per sovrapporsi al mio volto con prepotenza, ma allo stesso tempo la combinazione delle finiture crea un effetto inaspettato che trovo intrigante nella sua semplicità.

W-Eye Elena Salmistraro
LUCA NICHETTO
Questo occhiale è stato pensato come un abito sartoriale, per adattarsi perfettamente alla forma e dimensioni del mio volto. Esiste in due versioni: in una sono stati privilegiati i toni neutri e scuri (per un accessorio da indossare tutti i giorni); nell’altra  un accento di rosso colora la parte interna della montatura e delle aste (dando all’occhiale un carattere più forte). L’accostamento e combinazione tra legno e alluminio gioca un ruolo importante non solo nella stabilità dell’occhiale ma anche visivamente a livello di dettagli. Il risultato, oltre ovviamente a riflettere il mio gusto personale, veste in maniera impeccabile e mantiene un comfort e una leggerezza sorprendenti grazie ai materiali e alla qualità del processo di manifattura.

LORENZO PALMERI
Da portatore di occhiali ne riconosco il potere trasformativo. In fin dei conti li considero sempre alla stregua di una maschera, forse per questo mi piacerebbe cambiarli quasi ogni giorno. Il disegno non vuole staccarsi di molto dagli archetipi moderni dell’occhiale da sole/vista, ma ne vuole accentuare le dinamiche di espressione, sottolineandole.

MATTEO RAGNI
"Viewfinder" è una montatura dalle proporzioni calibrate con qualche dettaglio sorprendente. Dei piccoli fori nella giunzione tra astina e lenti creano una nuova prospettiva, un punto di vista inedito, uno spioncino per mettere a fuoco l’idea che si stava cercando: per inquadrare l’ispirazione e focalizzarsi su quel dettaglio di cielo che altrimenti non saremmo riusciti a cogliere. La struttura interna dei multistrati è composta da tranciati multicolore a ricreare le tonalità dell’arcobaleno, simbolo di pace e di libertà. Il taglio a 45 gradi dell’attacco lente/astina enfatizza questo gioco cromatico aumentando la superficie visibile dello spessore.

ELENA SALMISTRARO
Per progettare questi occhiali ho seguito una metodologia progettuale primitiva ma molto intima: sono partita direttamente da una mia foto, utilizzando il mio volto come metro di misura. Nel gioco del disegno, ho iniziato a isolare forme e movimenti che ritenevo interessanti e quest’ultimi sono stati l’anima del mio progetto. L’osservazione di questo movimento quasi circolare, che ha un punto di partenza più spesso ed energico ed un punto finale più lieve e delicato, e che raramente arriva a conclusione chiudendosi su sé stesso, è stato l’inizio, il motore. Ho puntato su essenze e tonalità naturali e brillanti, che ne esaltassero la vestibilità e non li rendessero stucchevoli o eccessivi. Esse sono  affiancate in modo netto, creando un sopra e un sotto, proprio come la stessa idea iniziale della pennellata, con un inizio ed una fine, ma allo stesso tempo generatrici di un evidente contrasto con la fluidità dichiarata della struttura. Una sorta di ricercata  distorsione per sorprendere ed attrarre.


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