Museo Fellini: le 16 stanze di Castel Sismondo. Rimini

Dopo i gior
ni dell'inaugurazione e in attesa della consacrazione alla Mostra del Cinema di Venezia, Rimini Fellini Museum - il più grande progetto dedicato alla memoria e all'opera del regista di "Amarcord" e  "La dolce vita" - da lunedì 23 agosto apre regolarmente a tutto il pubblico (munito di Green Pass) al Castel Sismondo (vedi anche Style Legends del 10 agosto 2021). Inizia, così, una nuovo capitolo nel ricordo pubblico dell'autore di "Prova d'orchestra". Le visioni proposte dal progetto espositivo (nella foto qui sopra di Lorenzo Burlando) fanno entrare il visitatore in contatto con gli archetipi della fantasia che hanno edificato il mondo, condiviso attraverso la macchina del cinema, ideato dalle visioni oniriche del suo creatore. Questa è la sensazione trasmessa dalle sedici stanze di Castel Sismondo, che offrono una panoramica sugli aspetti più rilevanti dell’opera del regista, e dai palinsesti di Palazzo del Fulgor e Piazza Malatesta.
Photo Lorenzo Burlando
A Castel Sismondo il percorso di scoperta inizia con una sala dedicata alla produzione del più giovane Federico Fellini, in veste di scrittore satirico, giornalista e disegnatore di vignette e caricature. La filza di fogli, sospesa al centro dello spazio, è il simbolo che ne evoca l’attività giovanile ricordando l’archiviazione dei documenti cartacei che si otteneva "infilzando" con ago e filo una certa quantità di fogli che si voleva conservare, e che diventava quindi una "filza". Qui rivivono un repertorio di personaggi e trovate surreali come Pinocchio, Bibì e Bibò, Arcibaldo e Petronilla e le tavole di Antonio Rubino sul "Corriere dei Piccoli". È con lo sguardo  a quel mondo, ma con una propria originale cifra, che Fellini disegna, prima per divertimento poi per lavoro, e comincia a scrivere per il cinema. Presto arriva l’immagine iconica di Giulietta Masina alla quale è dedicata la seconda sala, che raccoglie in  una sorta di fregio continuo e animati i suoi primi piani, dal ruolo di Gelsomina ad altre interpretazioni. Le strisce di juta sulle quali sono proiettate le immagini di Giulietta nascono da un motocarro "Ercole-Guzzi", parcheggiato sul fondo della sala, che evoca quello di Zampanò, personaggio maschile de "La Strada". Nella terza sala è protagonista lo strumento cinematografico dell’espressività felliniana: il braccio estensibile dolly. Dispositivo di trasmissione che esalta la mobilità della macchina da presa, ampliandone la ricchezza espressiva, il dolly è anche traduttore delle cadute metafisiche dei protagonisti di Fellini, come l’incerto deambulare dell’alter ego Marcello Mastroianni in film come "La dolce vita" o "8 e ½". In questa sala il braccio mobile è  montato sul camioncino azzurro che ricorda la scena del Grande Raccordo Anulare in "Roma"; alla sua sommità sono installati tre video-proiettori che proiettano questa e altre sequenze in cui il regista utilizza il dolly. Il percorso prosegue tra diversi artifici visivi e innovazioni di comunicazione che consentono di estrapolare gli elementi dell’arte di Fellini.

Photo Lorenzo Burlando
Ad esempio le magiche presenze di elementi della natura - il mare, la luna, ma anche le manine o le foglie caduche, il vento o la neve - che conducono alla  rarefazione del pensiero razionale, verso l’ampliamento di un visibile incerto ma che sembra quasi farsi tattile. La quarta sala è dedicata, infatti, a "Il  mare a Rimini" ed è composta da quattro allestimenti: il primo è "Il pontile del porto", una passerella sulla quale i visitatori attraversano un mare azzurro virtuale e dalla quale si aprono botole concepite come portali temporali che mostrano film amatoriali del passato legati al mare e alla città, finché il pontile si trasforma in una rampa di lancio verso l’orizzonte creativo del passato simboleggiato dal set dove s’incontrano i saperi artigiani di falegnami, scenografi e costumisti, oltre alle personalità più in vista del tempo; all’estremità del pontile un megafono montato su una sedie da regista e un tripode da cinepresa ricordano che qualsiasi film realizzato de Fellini è nato in quella pentola ribollente, in quell’ambiente al tempo stesso caotico e silenzioso dei suoi set; questo secondo allestimento, "È tutto un set!", è seguito dal terzo "Il nonno della nebbia" che evoca, su quattro schermi traslucidi, la sequenza di "Amarcord" nella quale il nonno uscito dalla porta di casa si perde nella nebbia, a simboleggiare l’esperienza del limite per liberare l’uomo dalla paura della morte; anche il mare nella sua simbologia rimanda a questo sentimento panico di struggente malinconia e così il quarto intervento, "II mare a Rimini", rappresenta un orizzonte lontano, fascinoso eppure temuto, nell’ondeggiare di un leggero tessuto che si esaurisce in prossimità del pontile. Nella quinta sala è la volta di "La dolce vita", film che riesce a cogliere la fragilità dell’apparente trionfo storico ed economico del boom italiano, illuminando la frattura tra ragione e desiderio, convenzioni sociali e impulsi umani. Le immagini di Marcello Mastroianni e di Anita Ekberg, che qui rivivono in installazioni audiovisive, diventano icone internazionali del grande cinema italiano ma anche emblema dei moti più segreti e contraddittori dell'animo umano.

Photo Lorenzo Burlando
Si prosegue con la sesta sala destinata ai provini e agli aspiranti attori che scrivono a Fellini candidandosi per i suoi film. Uno specchio magico dove il visitatore si riflette attiva una galleria d’immagini delle mitiche "buste" dove il regista teneva le "facce" e la corrispondenza con le comparse, un viaggio  nell’immaginario e nelle aspirazioni segrete di molti, reso possibile grazie alla collaborazione con la Fondation Fellini pour le Cinéma di Sion. Fellini schizza bozzetti, tratteggia acconciature, immagina il maquillage dei suoi personaggi, offrendo potenti suggestioni visive ai grandi costumisti e scenografi che lavorano con lui. Gli abiti da scena, come quelli de "Il Casanova" che fecero vincere a Danilo Donati il suo secondo Oscar, sono i protagonisti della settima sala: come le tradizionali specchiere delle sartorie divise in modo prismatico, l’installazione propone tre monitor che riflettono in movimento ciò che è immobile, il costume di scena. Dalla moda ai media, l’ottava sala è quella delle pubblicità fantastiche, dove sono proiettati sia filmati commerciali realizzati per aziende sia sequenze completamente inventate per i film. Il rapporto di Fellini con la "réclame" passa, infatti, dalla rivisitazione in chiave grottesca al rifiuto totale sino all’accettazione di celebri committenze. La nona sala è concepita come uno spazio di pausa lungo il percorso espositivo, dove la voce della poetessa Rosita Copioli racconta l’interesse del maestro per la letteratura e i fumetti, e la sua passione per le scienze occulte e l’esoterismo. Deriva in parte da qui l’idea di trascrivere e disegnare i propri sogni, suggerita al regista dallo psicanalista Ernst Bernhard: la decima sala consente di sfogliare virtualmente "Il libro dei sogni" attraverso la leggerezza del soffio del visitatore, suggerito dalla presenza di una piuma sospesa sulla  bacheca con uno dei volumi originali.

Photo Lorenzo Burlando
C’è poi la camera della musica - undicesima sala - che esalta la connessione tra filmografia e suono: un’enorme sfera di acciaio come nel film "Prova d’orchestra" è dedicata a compositori e musicisti, come il maestro Nino  Rota che incanta Fellini nel 1952 ne "Lo sceicco bianco" e lo accompagna fino al 1979. Da qui, nella dodicesima sala, un confessionale creato da quattro strutture come quelle che si osservano in alcune scene di "8 e ½" raccolgono testimonianze dei collaboratori  e professionisti che hanno accompagnato il regista durante la sua carriera: sceneggiatori, scenografi, costumisti, direttori della fotografia, aiutoregisti, musicisti,  montatori, e poi macchinisti ed elettricisti, falegnami e stuccatori, decoratori e carpentieri. Senza presupposti ideologici vincolanti, ma con la capacità di illuminare squarci sulla storia, sul costume, sulle aspirazioni dell’Italia contemporanea, lo sguardo di Fellini reinventa un’Italia resa florida dal boom economico ma attraversata ancora da povertà  e arcaici retaggi culturali. Quest’idea del tempo che diventa storia è simboleggiata dal ritmo di un’altalena che, come un pendolo o un metronomo, ondeggia al centro della tredicesima sala. Ed è sempre legata allo scorrere del tempo la quattordicesima sala dedicata al fondo fotografico felliniano che rivive in raccolte virtuali: da un lato l’invenzione della figura del "paparazzo", dall’altro gli scatti presi durante la realizzazione dei film o ancora fotografie divenute icone mondialmente riconosciute, imitate, riprodotte. Oltre che con le immagini, la memoria si conserva anche nelle parole: i film e la figura di Fellini hanno, infatti, suscitato una mole immensa di riflessioni critiche in tutto il mondo. Ai suoi scritti personali, alle interviste, ai testi per la radio, agli scritti umoristici, alla stesura delle sceneggiature dei suoi film, si sono affiancate negli anni migliaia di pubblicazioni sul suo lavoro, in una profusione senza pari di riflessioni storico-teoriche. È questo mondo di libri a essere ricreato nella quindicesima sala dove sono mostrati virtualmente gli scritti sul regista e sulla sua attività cinematografica, come un’immaginaria biblioteca grande quanto il mondo. In un impatto psichico capace di scatenare dimensioni poetiche inaspettate, la vocazione all’atto creativo di Fellini è attratta da processi formali lontani dall’idea di un semplice realismo. La materia filmica procede oltre l’apparenza delle cose, in un precipitato estetico privo di reti di protezione. Dal vorticoso mélange di questo tsunami, dal mix fra scarti documentari e scene madri, emerge allora un richiamo a quella libertà scaturente dalla vita stessa delle immagini ricombinate. É in quell’acrobatico confine fra progettazione del film e ascolto dell’epifanico che il respiro creativo di Fellini si plasma in una mescolanza magica. A evocare questo fenomeno, periodicamente, ma in modo aleatorio, le installazioni multimediali in tutte le sale del Museo sono interessate dalla grande onda virtuale dello "Tsunami Fellini": il regista parla e commenta visioni, pensieri e momenti della sua vita. Nella sedicesima sala del "Diario dello Tsunami Fellini", che conclude il percorso museale, sono raccolte in sequenza e in un solo sguardo tutte le "ondate".


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Il Fellini Museum è realizzato grazie alla partecipazione di quasi tutti i produttori dei film di Fellini e degli attuali titolari dei diritti di sfruttamento: da RTI - Gruppo Mediaset a Titanus, da Pea Films Inc a Cristaldi Film, da Rai Cinema a Istituto Luce/Cinecittà, da Gaumont a Lyric Productions a Compagnia Leone Cinematografica, nonché grazie al coinvolgimento dei principali archivi audiovisivi nazionali: dalle Teche Rai all’Archivio storico dell’Istituto Luce, dalla Fondation Fellini pour le Cinèma di Sion all’associazione Tonino Guerra, dall’archivio storico Barilla all’Archivio nazionale del Cinema di impresa e all’archivio fotografico della Fondazione Centro sperimentale di Cinematografia, dalla Fondazione Cineteca di Bologna a Cinemazero di Pordenone, da Reporters Associati & Archivi all’Associazione culturale Mimmo Cattarinich all’archivio Maraldi. Tutta l’identità visiva e la grafica del Fellini Museum è realizzata da Studio FM di Milano. Partner del progetto, che ha ottenuto il patrocinio della Rai, sono Visit Romagna e APT Servizi Emilia-Romagna con Hera Servizi Gold sponsor.


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Quasi d'obbligo "accostare" la visita al museo felliniano e una visita al Grand Hotel di Rimini che rinnova in questi mesi la sua offerta "Alla scoperta de La Dolce Vita di Fellini". Il pacchetto comprende: soggiorno in pernottamento e prima colazione (l'oramai famosa  e ricca selezione di proposte golose, dolci e salate, centrifughe, pancake fatti al momento e frutta fresca servita negli ampi saloni affacciati sulla piscina o in terrazza), aperitivo di benvenuto a tema, una cena per due persone alla scoperta del menu "A tavola con Federico" creato dall’executive chef Claudio Di Bernardo (bevande escluse), con l'imperdibile "Ris’otto e ½ al parmigiano reggiano con salsa di mosto cotto, mela golden", mappa con la descrizione dei luoghi più significativi del Grand Hotel nel segno di Federico Fellini (un viaggio attraverso gli spazi dello storico albergo riminese alla scoperta dei suoi segreti e del legame indissolubile con il regista). A chi lo desidera verrà data la possibilità di ammirare e sfogliare il meraviglioso "Libro  dei sogni" per scoprire le stanze più segrete e intime della creatività felliniana. Poi: kit benessere in camera (accappatoio e ciabattine), uso delle biciclette dell'hotel su richiesta per scoprire Rimini e le sue bellezze, wifi ad alta velocità anche in  spiaggia e negli spazi comuni. A partire da 160 euro a persona in camera doppia Executive. La mappa è un'autentica guida agli incontri, in varie epoche ed età, avvenuti tra il figlio più celebre della comunità riminese e il tempio dorato per eccellenza dell'ospitalità in riviera. Due film ne segnano, un po', l'inizio e l'epilogo - "Amarcord" ed "E la nave va" - sugellando con la loro trama ricordi, sogni e fantasie artistiche.


                                                                                                       a cura di Daniele Vaninetti