Il Cai rinnova Capanna Margherita 4554. Con Olivari

Il Club alpino italiano (Cai) e Olivari 1980-2021 collaborano per il rinnovamento della storica Capanna Regina Margherita. Nel corso della prima settimana di settembre, è prevista, tra l'altro, anche la sostituzione delle "maniglie più alte d'Europa", ai 4554 della Punta Gnifetti nel Gruppo del Monte Rosa. Quelle attuali saranno cambiate con un prodotto di design e qualità. Olivari, famiglia di appassionati sciatori, amanti della montagna, da sempre ha un rapporto speciale con il Monte Rosa. Nel 1977 la sezione Cai di Varallo, su incarico della sede centrale, diede inizio alle opere per l'ammodernamento del rifugio ottocentesco, inaugurate il 30 agosto 1980. Nell’occasione, Olivari contribuì agli interventi di ristrutturazione con le maniglie Cusio. A distanza di 40 anni rinnova il suo impegno con un'altra donazione.
La scelta del modello Beta disegnato dall’architetto Joe Colombo è dovuta a diversi motivi. Innanzitutto una forma funzionale al contesto, che consente l’utilizzo in piena sicurezza, avendo l’estremità leggermente arrotondate. Poi la modernità e attualità del disegno, che ne fa un evergreen, con la convinzione che sia valido almeno per i prossimi 40 anni. Infine la sua capacità di ben rappresentare l’alto livello del design italiano, in un luogo così estremo. Questa iniziativa nasce dai valori condivisi per la conservazione e valorizzazione di un patrimonio nazionale rappresentato in maniera eccellente da Cai e Olivari e dalla stessa Capanna Margherita. In questa occasione le maniglie saranno personalizzate con laseratura "Olivari - C.Margherita 4554" e verrà posata la targa commemorativa "Olivari, maniglie d'alta quota 2021". La salita a Punta Gnifetti avverrà da Punta Indren (3227 metri di quota) e vedrà impegnati quattro tecnici di Olivari accompagnati verso la Capanna dal vicepresidente Cai Antonio Montani e da due guide professioniste. Il Rifugio Capanna Regina Margherita rappresenta, simbolicamente ma non solo, il presidio d'alta quota più importante per il Club alpino italiano. Costruito nel 1893 e ristrutturato nel 1980, è il rifugio più alto d'Europa ed è anche un importante osservatorio fisico-meteorologico per la Regione Piemonte, oltre che struttura convenzionata con l'Università di Torino e sede di laboratori per ricerche mediche e scientifiche. Tutto ebbe inizio il 14 luglio 1889 quando l’assemblea dei delegati del Cai approvò il progetto di costruire una capanna oltre 4500 metri per "consentire ad alpinisti e scienziati maggior agio ai loro intenti in un ricovero elevatissimo".

Olivari Beta
Nel 1890 fu scelto il luogo: la punta Gnifetti e fu dato inizio ai lavori. La capanna, predisposta a valle, fu trasportata con i muli, e poi a spalla, con un enorme lavoro a catena. Infine venne montata sulla vetta. Il rifugio fu inaugurato il 4 settembre 1893. Qualche giorno prima, il 18 e 19 agosto, vi pernottò la regina, a cui il rifugio era dedicato. Nel 1899 fu aggiunta la torretta destinata ad osservatorio meteorologico e nel 1903 a Londra il Consiglio Internazionale delle Accademie riconosceva la Capanna Margherita istituzione di "utilità  scientifica e meritevole di appoggio". Oggi il rifugio è dotato di camere con letti a castello, sala bar/ristorante, bagni in comune, illuminazione elettrica, corrente 220v, accesso internet, spazi riservati ai laboratori scientifici e ai ricercatori, biblioteca. La Capanna Regina Margherita ha ottenuto nel 2002 la Certificazione UNI EN ISO 14001 che comprova il suo minimo impatto sull'ambiente circostante. Nei suoi cento anni di storia, Olivari ha sempre ricercato il massimo della qualità affidandosi alla creatività dei migliori designer ed architetti. Di generazione in generazione questa famiglia ha tramandato fin ad oggi l’attenzione per i dettagli, la ricerca dell’innovazione e soprattutto la passione per il lavoro. Battista Olivari fondò l’azienda nel 1911 a Borgomanero, in provincia di Novara, dove ancora oggi si trovano gli stabilimenti ed avviene l’intera produzione di maniglie.

I lavori di rinnovamento
Nel 1926  gli succedette la moglie Antonietta Ramelli, a quell’epoca una delle poche donne a capo di un’azienda, e già negli anni Trenta iniziarono le prime collaborazioni con i più importanti architetti italiani dell’epoca: Marcello Piacentini e Gio Ponti, tra gli altri. Dopo la Seconda guerra mondiale la ditta passa nelle mani dei fratelli Ernesto, Ambrogio e Luigi e negli anni Ottanta l’azienda arriva alla terza generazione della famiglia, quella di Antonio, Giovanni, Giuseppe, Carlo ed Enrico. Al centenario dell’azienda, nel 2010, è dedicato il libro "Macchina semplice. 100 anni di maniglie Olivari", presentato in Biennale Architettura a Venezia e in Triennale a Milano. Olivari ha collaborato con architetti italiani e internazionali come Alessandro Mendini, Angelo Mangiarotti, Luigi Caccia Dominioni, Vico Magistretti, Piero Lissoni, Rodolfo Dordoni,  Patricia Urquiola, Jean Nouvel, UNStudio, Zaha Hadid, Rem Koolhaas, Daniel Libeskind, Marcel Wanders e Vincent Van Duysen …ed oggi Antonio Citterio, Carlo Colombo, Max Pajetta e Luca Casini.


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