Dante. La visione dell'arte. Musei San Domenico Forlì

Dante. La visione dell’arte: la grande esposizione sulla figura del Sommo Poeta è allestita nei Musei San Domenico da venerdì 30 aprile a domenica 11 luglio 2021. Un percorso espositivo ricchissimo, in un arco temporale che va dal Duecento al Novecento, con l’obiettivo di presentare le molteplici traduzioni figurative della potenza visionaria di Dante. Per qualche mese Forlì si trasforma in una pinacoteca dantesca. Ci sono Cimabue, Giotto, Beato Angelico, Michelangelo, Tintoretto, Canova, Andrea del Castagno, autore di una delle primissime raffigurazioni del ritratto del Sommo Poeta; fino ad arrivare ai Preraffaeliti, ai Macchiaioli ed al Novecento, con Galileo Chini, Plinio Nomellini, Felice Casorati, Lucio Fontana, Pablo Picasso.
Eike Schmidt e Gianfranco Brunelli
Più che una mostra, "Dante. La visione dell’arte", è un vero e proprio "girone monstre", affollato di capolavori, oltre che un viaggio nella storia dell’arte tra Medioevo ed età contemporanea, forte di una selezione di trecento opere dal Duecento al Novecento, tra dipinti, sculture, disegni, illustrazioni e manoscritti. 
L’esposizione, visitabile nei Musei San Domenico, è organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e dalle Gallerie degli Uffizi nell’ambito delle celebrazioni per l’Alighieri promosse dal ministero della Cultura: il suo ambizioso obiettivo è raccontare a tutto tondo la figura del padre della Divina Commedia nel settimo centenario della sua morte. Frutto di un importante sodalizio tra i due enti, l’esposizione non è solo l'occasione per dare corpo all’anniversario dantesco: nel momento difficile che il mondo intero sta vivendo, intende rappresentare anche un simbolo di riscatto e di rinascita non solo del nostro Paese, ma del mondo dell’arte e dello spirito di cultura e civiltà che essa rappresenta.

Alessandro D'Este
Il progetto nasce da un’idea di Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, e di Gianfranco Brunelli, direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Con loro, curatori della mostra sono Antonio Paolucci e Fernando Mazzocca, coadiuvati da un prestigioso comitato scientifico. La scelta di Forlì come scenario è parte di una strategia di valorizzazione di un luogo e di un territorio che non costituisce solo un ponte naturale tra Toscana ed Emilia-Romagna. Forlì è città dantesca. A Forlì Dante trovò rifugio, lasciata Arezzo, nell’autunno del 1302, presso gli Ordelaffi, signori ghibellini della città. A Forlì fece ritorno, occasionalmente, anche in seguito. Le sale del San Domenico ospitano circa 300 opere tra le più significative dal Duecento al Novecento, suddivise in 18 sezioni, in un percorso museale che comprende pittura, scultura, disegni e incisioni, manoscritti ed edizioni rare.
Tintoretto (Domenico Robusti)

Per la prima volta, l’intimo rapporto tra Dante e l’arte viene interamente analizzato e ricostruito, presentando gli artisti che si sono cimentati nella grande sfida di rendere in immagini la potenza visionaria del Poeta, delle sue opere e in particolare della Divina Commedia, o hanno trattato tematiche simili a quelle dantesche, o ancora hanno tratto da lui episodi o personaggi singoli, sganciandoli dall’intera vicenda e facendoli vivere in sé. Con uno stile magniloquente e antologico, Forlì conduce il visitatore alla scoperta della crescente fama di Dante attraverso i secoli. Dalla fortuna al mito.
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Didascalie complete delle immagini delle opere, dall'alto in basso:

1 - SEZIONE 5 IL CULTO CIVILE. DAL RISORGIMENTO ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
Alessandro D'Este Busto di Dante, 1813 Roma, Musei Capitolini, Protomoteca Capitolina

2 - SEZIONE 17 “VERGINE MADRE FIGLIA DEL TUO FIGLIO”. VEDERE L’INVISIBILE
Tintoretto (Domenico Robusti) Il Paradiso, 1588-1592 Collezione Intesa Sanpaolo (in comodato presso Fondazione Querini Stampalia, Venezia)