"I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori". Roma

© Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari (Facebook)

Mostre imperdibili a Roma: sino al 29 giugno 2021, dopo l'apertura a cui sono intervenuti il presidente delle Repubblica Sergio Mattarella e il ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini, rimarrà aperta al pubblico l’attesissima mostra I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori. 92 opere greco-romane sono state selezionate tra i marmi della più prestigiosa collezione privata di sculture antiche al mondo.
L’esposizione è il risultato di un’intesa del ministero per i Beni e le attività culturali e per il Turismo con la Fondazione Torlonia; e nello specifico, per il ministero, della Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio con la Soprintendenza Speciale di Roma. Il progetto scientifico di studio e valorizzazione della collezione è di Salvatore Settis, curatore della mostra con Carlo Gasparri. Electa, editore del catalogo, cura anche l’organizzazione e la promozione dell’esposizione. Il progetto d’allestimento è di David Chipperfield Architects Milano, negli ambienti dello spazio espositivo dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli, tornati alla vita dopo oltre cinquanta anni grazie all’impegno di Roma Capitale per restituire alla cittadinanza un nuovo spazio espositivo progettato e interamente curato della Sovrintendenza capitolina. La Fondazione Torlonia ha restaurato i marmi selezionati con il contributo di Bvlgari che è anche main sponsor della mostra. Il progetto della luce è stato scritto da Mario Nanni, lumi Viabizzuno. La mostra conduce in un viaggio a ritroso nel tempo attraverso le vicende dei diversi nuclei collezionistici confluiti nella collezione Torlonia, composta da 620 pezzi tra cui sono stati selezionati statue, sarcofagi, busti, rilievi ed elementi decorativi. Sono stati individuati cinque momenti che corrispondono alle sezioni del percorso espositivo. L’allestimento ha tratto ispirazione dal Catalogo del Museo Torlonia del 1884/1885, nel quale le sculture vengono presentate su uno sfondo nero che astrae l’opera. Le sculture selezionate sono, dunque, allestite su uno sfondo omogeneo scuro, così da farle emergere singolarmente, ed esposte su sfondi diversi colorati così da farle risaltare collettivamente, come parte di un racconto, in cinque capitoli, per illustrare l’evoluzione della collezione nel tempo e contemporaneamente illustrare la localizzazione delle sculture nel loro periodo storico. • Evocazione del Museo Torlonia fondato nel 1875 e rimasto aperto fino all’inizio del secolo scorso. • Sculture provenienti dagli scavi archeologici effettuati nell’Ottocento nelle proprietà Torlonia. • Marmi provenienti da collezioni settecentesche custoditi a Villa Albani, acquistata nel 1866 dal Principe Alessandro Torlonia, e dello Studio dello scultore e restauratore Bartolomeo Cavaceppi. • Un ricco nucleo proveniente dalla collezione del Marchese Vincenzo Giustiniani acquistata dai Torlonia nell’Ottocento. • Il percorso si conclude con un insieme di opere riunite in raccolte quattro e cinquecentesche.

Il Museo Torlonia si racconta, dunque, come una collezione di collezioni, o come un gioco di scatole cinesi, in cui una raccolta racchiudeva in sé pezzi provenienti da collezioni ancor più antiche. L’allestimento, tridimensionale e tettonico, si erge dalle fondazioni per mettere in scena sia la varietà dei marmi Torlonia sia la stratificazione del Mons Capitolinus. Consiste in pavimentazioni e plinti che emergono a diverse altezze, come estrusioni delle pavimentazioni continuee, composti in mattoni realizzati a mano da argilla grigio scuro, un riferimento alle antiche architetture romane in laterizio e alle fondazioni in pietra dell’Aedes Iovis Optimi Maximi Capitolini, il grande edificio esistito in Campidoglio, sottostanti Villa Caffarelli. All’eccezionalità dei materiali esposti si aggiunge il fatto che essi hanno conservato restauri e integrazioni storiche, riflettendo il gusto e l’uso di epoche in cui i reperti mutili venivano "completati", nelle parti mancanti, anche ricorrendo all’abilità di famosi scultori del tempo. La mostra racconta così una lunga storia non solo del collezionismo ma delle pratiche di restauro, che si chiude in maniera emblematica con la statua di un Ercole composto da 125 frammenti di marmo. Il restauro ha contribuito in maniera determinante ad aggiungere nuovi indizi storici sulle opere in mostra rivelando, ad esempio, tracce di colore sul Rilievo di Porto del III sec. d.C., confermando la mano di Gian Lorenzo Bernini per la statua del Caprone a riposo. Impressi nella materia che li costituisce, il restauro ha scoperto una stratificazione di segni che oggi, grazie alle nuove osservazioni condotte, si è cercato di decodificare, per poter giungere alla loro piena comprensione e a una corretta datazione.

La mostra sfocia, infine, nell’Esedra dei Musei Capitolini, dove sono stati raccolti per l’occasione le statue di bronzo che il papa Sisto IV donò al popolo romano nel 1471: un’accorta risposta sovrana all’incipiente collezionismo privato di statuaria antica. Segno, questo, di un processo culturale in cui Roma e l’Italia hanno avuto un primato indiscutibile: i musei sono nati dal collezionismo di antichità. E questa storia contemporanea si concluderà con l’individuazione di una sede espositiva permanente per l’apertura di un rinnovato Museo Torlonia. Scrive 
Salvatore Settis: "Ultima fra le grandi collezioni principesche di Roma, il Museo Torlonia riassume in sé non solo le ambizioni e il destino di quelle prodigiose raccolte, ma una storia assai più vasta, il cui arco si estende dalla desolazione di una Roma in rovina alla gloria dei grandi musei del nostro tempo. Questo destino singolare spetta alla collezione Torlonia a causa della data relativamente tarda in cui essa prese forma (essenzialmente, il secolo XIX), ma anche della sua ampiezza inusitata, dell’alta qualità di tante sculture che contiene, e - infine - della loro provenienza spesso insigne. Combinate fra loro, tali caratteristiche rendono unica la sequenza di marmi che il principe Alessandro Torlonia volle destinare a un grandioso Museo di famiglia. Eppure, questa unicità non spiega fino in fondo l’aura leggendaria che accompagna il Museo di via della Lungara. Per coglierne le ragioni non basta dire che questo è il più grande insieme di sculture di età classica in mani private, né sciorinarne una per una le molte virtù; si deve aggiungere che da decenni la raccolta, per eventi che qui non è il luogo di ripercorrere, non era visitabile. La più rappresentativa collezione privata di arte antica nella città che più ne è ricca, Roma, è stata dunque a lungo anche la più nascosta: l’aspro contrasto fra la sua importanza e il suo segreto spiega la leggenda che intorno ad essa si è venuta formando, e le aspettative che in tutto il mondo circondano questo suo uscire dall’ombra". Adesso il "classico si muove".

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Didascalie immagini delle opere, dall'alto in basso:

1 - Collezione Torlonia, Fanciulla da Vulci,  © Fondazione Torlonia PH Lorenzo De Masi

2 - Collezione Torlonia, Vecchio da Otricoli, © Fondazione Torlonia PH Lorenzo De Masi

3 - Collezione Torlonia, Statua di caprone in riposo, © Fondazione Torlonia PH Lorenzo De Masi