I Macchiaioli rivivono in una grande mostra a Padova


Padova: Palazzo Zabarella si appresta ad ospitare la grande mostra "I MACCHIAIOLI. Capolavori dell’Italia che risorge". Aprirà i battenti il 24 ottobre 2020 per chiudersi il 18 aprile 2021. L'esposizione, curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca con il decisivo contributo in catalogo di Silvio Balloni e Claudia Fulgheri, fa rivivere le pescivendole di Signorini, il merciaio di La Spezia, l’erbaiola di Fattori, le signore al sole di Cabianca, le bambine che fanno le signore di Lega, la gente al mercato di via del Fuoco, le madri raggianti e piene di vita, i bambini colti nel sonno, la donna che legge il giornale, tutti protagonisti delle opere raccolte a Palazzo Zabarella.
Il grande Emilio Cecchi, che è stato uno dei protagonisti della rivalutazione dei Macchiaioli tra le due guerre, rifletteva su un fenomeno doloroso, cioè la “dispersione” di “tante quadrerie private e raccolte toscane”, finite sul mercato e passate al variegato e ambizioso collezionismo del Nord imprenditoriale. Lui aveva avuto occasione di frequentarle, trovando che "in una certa loro atmosfera affettuosa e suggestiva" avessero "una certa naturale organicità”. Ma "nelle quali - concludeva - soprattutto a Firenze, sin verso il 1930, i Macchiaioli potevano essere ancora assai comodamente studiati". Poi era accaduto che “centinaia di opere e opericciuole si sparpagliarono ai quattro venti, emigrando specialmente nell’Italia settentrionale, più ricca. E costì, d’una in altra sede, attraverso un’eredità od una vendita, avranno seguitato, e seguiteranno ogni giorno a peregrinare; divenendo così sempre più problematica la loro reperibilità. Cosicché lo studioso di Macchiaioli, si trova in condizioni di lavoro incomparabilmente più difficili che venti o venticinque anni orsono".

In un’altra occasione, nel 1920, lo stesso Cecchi aveva ricordato, ad esempio, in una evocazione davvero magistrale, che "la più bella pittura di Fattori, cominciai un poco a conoscere che cosa fosse, diversi anni fa in una casa fiorentina, dove il suo nome e le sue tavolette son circondati di un culto che magari rasenta la superstizione; e dove perfino l’aspetto delle stanze, con gli scompartimenti delle penombre e delle luci, e schiette note di colori de’ mobili e degli oggetti deliziosamente passati di moda, sembra perpetuare, senza smancerie d’estetismo, quella modesta borghese realtà di sessant’anni addietro, nella quale i Macchiaioli trovarono ispirazione e salvezza. […] Anche le masse del verde su dagli orti si dispongono nello squadro delle finestre in simmetrie conosciute. E se nelle stanze e nei corridoi di codesta casa, si vedessero passare delle donne, non c’è dubbio che porterebbero ancora i capelli tirati, le maniche a sboffi, il vitino di vespa e le gonnelle a campana, come le bellezze sentimentali dipinte da Silvestro Lega". Grazie ad una serie di impegnative ed accurate ricerche, ora è possibile far rivivere nella mostra, con nomi e dati sicuri, ma soprattutto con i dipinti - in molti casi dei capolavori ritrovati - questo mondo affascinante, evocato da Cecchi in scorci suggestivi. Si tratta del mondo, complesso e diversificato, di quanti hanno avuto il coraggio e la sensibilità di sostenere i Macchiaioli, altrimenti emarginati dalla critica ufficiale e dal pubblico, nella loro audace rivoluzione visiva e nella continua battaglia per favorire, con un nuovo modo di vedere e rappresentare la realtà, anche la nascita di una società migliore.

Rievocare questi personaggi, di diversa estrazione sociale e formazione, consente di riconsiderare un movimento artistico molto studiato in tutti i suoi aspetti, sotto un’ottica nuova, con uno sguardo per così dire inedito: quello di coloro che ebbero l’intuizione di incoraggiarli, sostenendoli non solo economicamente, ma anche cercando di comprenderli e di dialogare con loro... soprattutto acquistandone le opere. È il caso, secondo la felice definizione di Roberto Longhi, di quella che non è una critica d’arte scritta, ma una critica “in atto” che con le sue scelte cerca di comprendere e consacrare artisti spesso non compresi. Le ricerche hanno consentito di fare emergere un universo di cosiddetti fiancheggiatori, mecenati e collezionisti davvero variegato che va dai loro colleghi, pittori come nel caso di Cristiano Banti, Michele Gordigiani, Ernesto Bertea, o lo scultore Rinaldo Carnielo; agli amici mecenati che li accolsero anche nel seno della propria famiglia, come nel caso dei Cecchini, dei Batelli, dei Bandini, fondamentali nella tormentata vicenda biografica di Silvestro Lega; ai critici e letterati, nella cui schiera occupa un posto davvero speciale Diego Martelli, insuperabile per averli sostenuti, riunendoli a Castiglioncello, scrivendo su di loro, come nessuno al suo tempo, ed acquistandone le opere divenute il nucleo principale delle collezioni della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti.

Si arriva poi al caso di Ugo Ojetti che può considerarsi il trait d’union tra quell’antico collezionismo e quello del Novecento, nonché l’iniziatore della loro rivalutazione postuma. Non sorprende poi di incontrare in questa folta schiera altri personaggi, tra cui mercanti particolarmente lungimiranti come Luigi Pisani e Mario Galli, e, con una certa sorpresa, le donne, dame colte e raffinate, tra cui Isabella Falconer, Fiorella Favard De L’Anglade, Titta Elisa Guidacci, Maria Ottavia Vettori Medici, la cui presenza ci appare particolarmente significativa anche come ulteriore testimonianza delle istanze progressive che hanno animato la rivoluzione della "macchia". La focalizzazione dei primi collezionisti, personaggi di prim’ordine come Alessandro Magnelli, Enrico Checcucci e Ottavio Parenti, serve a ricollegarci con la parte finale della mostra dedicata ad una importante e spettacolare collezione novecentesca, quella del livornese Alvaro Angiolini, il cui spirito e il cui entusiasmo non erano poi tanto lontani da quelli che avevano animati quegli antichi “amici” dei Macchiaioli. La mostra di Padova, pertanto, è una grande occasione per presentare sotto una nuova luce una serie di dipinti, tra cui intensi capolavori, fondamentali per ricostruire l’affermazione del movimento dei Macchiaioli. Ad opere note e molto amate si affiancano molti quadri, inediti o mai visti, di protagonisti come Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Cristiano Banti, Giuseppe Abbati, Nino Costa, Serafino De Tivoli, Adriano Cecioni, Vincenzo Cabianca, Giovanni Fattori, Vito D’Ancona, Odoardo Borrani, Federico Zandomeneghi, Antonio Puccinelli, Giovanni Boldini, Raffaello Sernesi. Il cinque stelle Abano Ritz, a pochi chilometri da Padova, dedica una tariffa di favore agli ospiti che vogliano approfittare di questa esposizione. L’offerta "Just Relax & Events" propone un soggiorno per 2 persone in camera Doppia Elegant, con prima colazione e accesso alle nostre piscine termali, al prezzo di euro 129,00 a notte; inoltre è previsto uno sconto del 10% ai ristoranti e al centro benessere.

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Dida immagini delle opere, dall'alto in basso:

1 - Giovanni Fattori, L'Arno a Bellariva. 1875 circa, olio su tela, cm. 37x101. Livorno, Collezione Angiolini

2 - Telemaco Signorini, Bambini colti nel sonno. 1896, olio su cartone, cm. 49,5x40. Collezione privata

3 - Odoardo Borrani, Mietitura a San Marcello. La raccolta del grano sull'Appennino. 1861, olio su tela, cm. 54x126,5. Viareggio, istituto Matteucci

4 - Telemaco Signorini, Aspettando. 1866-1867, olio su tela, cm. 119x64. Livorno, Collezione Angiolini

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