"Vino. A taste of Italy". Expo 2015, Milano


C’è il vino italiano - etichetta per etichetta, regione per regione, terroir per terroir – in bella mostra all’Expo di Milano. L’opening day è andato in scena alla presenza del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali con delega per l’Esposizione universale Maurizio Martina. L’area espositiva è un viaggio-esperienza nei “cinque sensi”. Il titolo è un invito: “Vino. A taste of Italy”. Il catalogo è ricco di 1.400 “indirizzi”.


“Siamo la patria della biodiversità anche a livello vitivinicolo con quasi 500 varietà di uve registrate e proprio per questo abbiamo voluto un padiglione dedicato al vino italiano in Expo”, ha osservato Martina, che ha aggiunto: “Questo prodotto rappresenta una metafora perfetta della capacità italiana di reagire alla crisi e di vincere la sfida globale. Se pensiamo al percorso fatto dagli anni Ottanta a oggi, capiamo appieno la potenza dell’esperienza vitivinicola italiana, che vale oltre 14 miliardi di euro con più di cinque miliardi di export”.

Il padiglione, realizzato dal ministero con Verona fiere-Vinitaly seguendo le linee dettate da un comitato scientifico costituitosi proprio per l’Expo, è un’installazione dell’architetto Italo Rota e racconta la grande storia del vino italiano, le sue radici e la profonda cultura che caratterizza questa eccellenza del settore agroalimentare italiano e mondiale. Ma anche una lunga vicenda fatta di conoscenza, di coraggio, di sapienza e duro lavoro nel rispetto della natura e delle sue stagioni.

Ripercorrerla all’Expo è più facile anche grazie al Museo del Vino Lungarotti di Torgiano che proprio a Milano mette in mostra la sua raccolta di reperti archeologici di recipienti per bere questo nettare appartenenti a tutte le epoche: brocche e contenitori di oltre duemila anni fa, preziose manifatture rinascimentali e settecentesche, “invenzioni”, sempre a tema, di artigiani, artisti e designer del Novecento e di oggi.

In piena sintonia con il tema dell’Esposizione - “Nutrire il Pianeta, energia per la vita” - il padiglione del vino intende esaltare l’unicità, la poliedricità e l’ineguagliabile biodiversità vitivinicola italiana: 1.400 etichette esposte, ad esempio, nell’Enoteca del Futuro che racconta la vita di un patrimonio unico di 594 vitigni, di cui ben 544 autoctoni. Dietro ad ognuno di questi esiste una storia che va conosciuta per comprendere e apprezzare ogni singolo vino ed è questa cultura che la Vinitaly International Academy, con le sue attività formative, porta nel mondo da tempo. Ora che il mondo si riunisce a Expo 2015 questa esperienza viene condivisa con i visitatori tra iniziative ed eventi speciali.

"Vino. A taste of Italy" è il punto di arrivo di un’esperienza maturata da decenni nel raccontare al mondo l’unicità del nostro comparto, sia a Verona sia nei Paesi che costantemente tocchiamo con le nostre attività internazionali. Lo abbiamo però vissuto anche come un punto di partenza perché ci ha permesso in questi ultimi mesi, durante la promozione del padiglione stesso nell’ambito delle tappe di Vinitaly International, di rafforzare il messaggio e l’immagine di un’Italia che può vantare prodotti, conoscenze e competenze esclusive da offrire a tutto il mondo”, sottolinea Ettore Riello, presidente di Veronafiere.

Abbiamo pensato proprio a uno spazio capace di parlare al pubblico che poco conosce questo mondo meraviglioso. Un pubblico soprattutto straniero, più lontano da noi non solo geograficamente ma anche per cultura e abitudini. E se… la conoscenza è elemento fondante per la crescita del comparto in termini di business, nel corso di Expo 2015 metteremo a frutto anche tutte le importanti attività che abbiamo svolto nel tempo per portare delegazioni straniere in visita in Italia”, rimarca il direttore di Veronafiere, Giovanni Mantovani. Il tutto in una scenografia che approfondisce i legami tra vino e momenti della vita, tra l’arte del bere e quella dell’esistere, tra conoscenza e piaceri. Scoperte e conferme. Senza mai dimenticare che dietro ogni etichetta c’è un dono della terra impreziosito dal paziente lavoro dell’uomo. 
                                                                            Daniele Vaninetti