La Fondazione Arnaldo Pomodoro ricorda il Maestro
Come ricordare Arnaldo Pomodoro, spentosi domenica 22 giugno 2025 nella sua casa milanese all’età di 99 anni? Tra le testimonianze più complete e accorate non può non risaltare quella di Carlotta Montebello, direttore generale della fondazione che porta il nome del Maestro e che è nata proprio per valorizzare l'immenso perimetro della sua ricerca. "Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Ci lascia un’eredità immensa, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza e l’intensità del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa", scrive Montebello. "Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum. L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto - rivolto ai giovani e al futuro - si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile…" La Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni, continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società. "Mancherai a tutti noi Arnaldo e faremo tesoro dei tuoi insegnamenti". La Collezione "custodita" dalla Fondazione mette in pratica gli intenti dello scultore: "L’ideale per me è ambientare le opere tra la gente, le case, il verde, le vie di tutti i giorni, in un confronto con il tessuto urbano e con il paesaggio. La scultura è una presa di un proprio spazio entro lo spazio maggiore dove si vive e ci si muove. Ha senso quando trasforma il luogo in cui è posta, senza alcuna monumentalità celebrativa, ed è come una creatura vivente, che muta nel volgere della luce e delle ombre, ma anche nell’incontro con le persone, creando un inconsueto dialogo tra opera e fruitore. Si supera così il limite di un’arte chiusa nei musei e nelle collezioni private, e l’opera diventa un patrimonio di tutti e acquista una valenza testimoniale del proprio tempo: riesce a improntare di sé un contesto e lo arricchisce di ulteriori stratificazioni di memoria", spiegava e si auspicava l'artista. Nata con un nucleo di ventotto opere da lui donate all’atto di costituzione della Fondazione, la Collezione ne comprende oggi più di duecento tra sculture e disegni, realizzate dal 1955 ad oggi e selezionate dallo stesso scultore per documentare le tappe fondamentali della sua ricerca artistica. La "raccolta" comprende, inoltre, circa novanta opere di altri artisti, donate dagli stessi o da collezionisti privati che hanno voluto così sostenere la Fondazione. La Collezione della Fondazione non ha una sede espositiva permanente: nell’ottica di valorizzarla e permettere al pubblico di scoprirla, la Fondazione attiva prestiti per mostre temporanee e comodati di lunga durata con enti e istituzioni pubbliche e private. (fonte: Fondazione Arnaldo Pomodoro).