TATUAGGIO Storie dal Mediterraneo | Mudec Milano

Cos’è il tatuaggio? Perché oggi ci si tatua? Quali storie si nascondono dietro un segno, per sempre "nostro"? Dal 28 marzo al 28 luglio 2024 un progetto espositivo inedito e originale del Mudec (Museo delle Culture) di Milano affronta questi temi dal punto di vista storico, antropologico e culturale, concentrandosi sui luoghi in cui sono state rinvenute le prime, inconfutabili, testimonianze: il bacino del Mediterraneo. L'esposizione TATUAGGIO Storie dal Mediterraneo è a cura di Luisa Gnecchi Ruscone e Guido Guerzoni con la collaborazione di Jurate Francesca Piacenti.
A partire da Ötzi, il più antico uomo tatuato il cui corpo sia stato finora rinvenuto in stato di mummificazione naturale, la mostra ripercorre la storia del tatuaggio, dalle evidenze preistoriche fino ad oggi, in un suggestivo collage caleidoscopico di immagini, colori ed esperienze raccontati da tatuatori e tatuatrici contemporanei. All’interno di un allestimento scenografico multimediale e interattivo, realizzato dallo studio di progettazione e design Dotdotdot, si pone una ricca documentazione di oggetti, reperti storici, strumenti, materiali sonori, videoinstallazioni, infografiche, stampe, incisioni, testi e riproduzioni provenienti da importanti istituzioni e raccolte museali. L’esposizione, prodotta da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura. Una visita guidata per adulti (1h15), il sabato alle ore 15, pone al centro un approfondimento sul tema "Segno indelebile. Significati, funzioni e storie nel tatuaggio" che da gesto pratico a segno di appartenenza o di distinzione racconta una storia di simbiosi tra corpo e disegno, tra uomo e simbolo, lunga cinquemila anni. La visita guida alla scoperta delle diverse ragioni dietro la scelta di tatuarsi, oltre che delle diverse forme, significati e funzioni che questa pratica ha assunto nei secoli fra tradizioni, religioni, guerre, politica e affascinanti storie di vita vissuta. Ci si tatuava volontariamente per prevenire e curare malattie, dichiarare il proprio rango, esprimere la propria fede o celebrare riti di passaggio oppure si poteva essere tatuati "a forza" in quanto schiavi, disertori o condannati, per recare indelebili marchi d’infamia. È con Cesare Lombroso, Alexandre Lacassagne e altri cosiddetti "antropologi criminali" che tra la metà del XIX e gli inizi del XX secolo il tatuaggio viene associato ai marginali, ai carcerati, ai "devianti". Nasce così il pregiudizio nei confronti di una pratica considerata "primitiva e atavica", indegna dell’uomo "civilizzato", con la conseguente affermazione all’interno di specifiche subculture che l’hanno orgogliosamente presidiato fino al recente successo di massa planetario, che lo ha reso una modifica del corpo socialmente accettata, nonché estremamente popolare.


Didascalie delle immagini:
1 - Rudolf Franz Lehnert (1878-1948), Ernst Heinrich Landrock (1878-1966), Danzatrice della tribù Ouled Nail, Courtesy Tattoo Museo Gian Maurizio Fercioni, Milano
Qui sopra - Emma et Frank De Burgh, 1886, Charles Lévy (ed.), Manifesto, Musée Carnavalet - Histoire de Paris, Parigi

TATUAGGIO Storie dal Mediterraneo
A cura di Luisa Gnecchi Ruscone e Guido Guerzoni con la collaborazione di Jurate Francesca Piacenti
Mudec - Museo delle Culture
Via Tortona 56
Milano
28 marzo - 28 luglio 2024

ORARI
Lunedì 14:30 - 19:30
Martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9:30 - 19:30
Giovedì, sabato 9:30 - 22.30
(Ultimo ingresso un'ora prima)