Vietato l'ingresso, quaderno celebrativo di Olivari. TAM

Olivari racconta di una città che si prende cura dei suoi luoghi simbolo e nel pieno della crisi è ripartita anche dal teatro. Nel dettaglio il "racconto" documenta il ripensamento dei 17 camerini del Teatro Arcimboldi di Milano, curato da Giulia Pellegrino insieme a Gianmario Longoni e Marzia Ginocchio (direzione artistica del TAM). Una storia di coraggio se si pensa al momento storico in cui si è scelto di realizzare il progetto, apparentemente per nulla propizio e per questo estremamente simbolico: mentre il mondo intero, e soprattutto quello della cultura, si fermava, il Teatro Arcimboldi pensava ai propri artisti.
Foto Lorenza Daverio
"Una volta che l’idea era chiara nella mia mente, ho stilato un elenco di studi professionali adatti al progetto. I criteri erano: avere uno studio a Milano o nell’area metropolitana, in quanto l’Arcimboldi è di proprietà del Comune e quindi dei cittadini milanesi; lavorare nell’interior design, anche se su scale e temi progettuali differenti; e avere una enorme dose di incoscienza": così Giulia Pellegrino descrive così il modo in cui ha scelto i 17 studi di architettura che hanno preso parte al progetto, affiancati dalla storica azienda di Borgomanero. Con "Vietato l’ingresso" ("No Entry") Olivari ha voluto testimoniare l’importante contributo che ha saputo dare al progetto, portando all’interno del TAM pezzi simbolo della storia del design. "Mi è piaciuta la volontà di Pellegrino, Ginocchio e Longoni di reagire  e ripartire con creatività ed ottimismo, coinvolgendo il meglio delle capacità e dell’operosità italiana. Era la stessa energia che sentivo emergere forte nella nostra azienda - afferma Antonio Olivari -. Questo quaderno nasce dalla volontà di documentare  i progetti, ma anche di comunicare e ricordare un entusiasmante lavoro collettivo". Nel 2022 il Teatro Arcimboldi di Milano festeggerà i suoi primi vent’anni e il quaderno Olivari è un’occasione per puntare i riflettori su uno dei palcoscenici più prestigiosi d’Italia e insieme celebrare maniglie iconiche, frutto dell’ingegno creativo di alcuni dei più importanti designer di sempre.

Nei suoi cento anni di storia Olivari ha sempre ricercato il massimo della qualità affidandosi alla creatività dei migliori designer ed architetti. Di generazione in generazione la famiglia ha tramandato fin ad oggi l’attenzione per i dettagli, la ricerca dell’innovazione e soprattutto la passione per il lavoro. Battista Olivari fondò l’azienda nel 1911 a Borgomanero, in provincia di Novara, dove ancora oggi si trovano gli stabilimenti ed avviene l’intera produzione di maniglie. Nel 1926 gli succedette la moglie Antonietta Ramelli, a quell’epoca una delle poche donne a capo di un’azienda, e già negli anni Trenta iniziarono le prime collaborazioni con i più importanti architetti italiani dell’epoca, tra cui Marcello Piacentini e Gio Ponti. Dopo la seconda guerra mondiale la ditta passa nelle mani dei fratelli Ernesto, Ambrogio e Luigi e negli anni Ottanta l’azienda entra nella terza generazione della famiglia: Antonio, Giovanni, Giuseppe, Carlo ed Enrico iniziano a fare esperienza e ad apportare il proprio entusiasmo nell'attività di ricerca e produzione.

All’ inizio del secondo decennio degli anni Duemila si festeggia il centenario dell’azienda con il libro "Macchina semplice. 100 anni di maniglie Olivari", presentato in Biennale Architettura a Venezia e in Triennale a Milano. Olivari ha collaborato con architetti italiani e internazionali come Franco Albini, Luigi Caccia Dominioni, Angelo Mangiarotti, Vico Magistretti, Alessandro Mendini, Antonio Citterio, Rodolfo Dordoni, Piero Lissoni, Jean Nouvel, Zaha Hadid, Rem Koolhaas, Ben van Berkel, Daniel Libeskind, Toyo Ito, Patricia Urquiola, Marcel Wanders, Vincent Van Duysen, Michael Anastassiades, Barber Osgerby… I Camerini del Teatro Arcimboldi sono 17 luoghi in cui nasce la magia e che sono stati trasformati con una proposta eterogenea, esattamente come i grandi artisti che li abitano: attori, cantanti, ballerini, musicisti. Un progetto inedito che ha permesso al TAM di riaprire al pubblico in modo non convenzionale dando un messaggio di inclusività e col quale gli "Arcimboldi" hanno sviluppato straordinarie collaborazioni con alcune delle più rilevanti voci creative del design e dell'architettura.