MITO SettembreMusica 2017, un inno alla Natura


Regge l'"asse" Nord-Ovest della grande musica e l'alleanza tra i due capoluoghi principe del Settentrione. Molto più che non quello Nord-Est e non solo per ragioni politico-amministrative. 
E così dal 3 al 21 Settembre 2017 va in in scena l'undicesima edizione di MITO (dedicato, stavolta, al tema della Natura), un progetto dal titolo geografico (le città di Milano e Torino unite dalla programmazione) ma anche dai mille rimandi semantici. Ambizioso - più di 140 concerti nelle due sedi - e articolato: ensemble sinfonici, molta musica da camera e corale, recital, iniziative speciali e le sette note che spesso entrano a diretto contatto con la gente nelle chiese e nelle piazze. Un Festival che si aggiorna continuamente e che segna l'arrivo dell'autunno. Cioè di un altro passaggio naturale. Luoghi canonici e periferie. Il centro e l'arte musicale che si diffonde anche oltre, raggiungendo sempre nuovi pubblici.

"La scelta del tema mi è parsa subito feconda. Perché la musica classica è di per sé un inno alla natura e, se ci si pensa, è ormai quasi l’unica che si suoni con strumenti che non hanno bisogno di elettricità. E anche perché il suo repertorio si è regolarmente ispirato, e ancora continua a ispirarsi, ai fenomeni naturali. Che si tratti di elementi (l’acqua, il fuoco), di paesaggi (la campagna, la foresta, il deserto), di fenomeni eccezionali (il diluvio, la tempesta) o di eventi ricorrenti (l’alba, il tramonto, le stagioni), di evocazioni ornitologiche o dell’origine del mondo, da sempre la natura ha infatti trovato dimora tra i pentagrammi", spiega subito Nicola Campogrande, direttore artistico di MITO SettembreMusica.  "Nessuna epoca, nessuno stile, nessuna scuola - continua - hanno potuto fare a meno di confrontarsi con essa". 

Il violoncellista Truls Mork (Photo MITO Facebook)
Ancora Campogrande: "E, tra le migliaia di nuovi brani che ogni anno nascono sul pianeta, una parte consistente continua a essere suggerita dal nostro rapporto con la natura, con l’ambiente che ci circonda, con i territori che frequentiamo. Così, ascoltare in centoquaranta concerti le infinite declinazioni del tema mi sembra un’esperienza particolarmente affascinante, per le orecchie e per il cervello. Una di quelle realizzazioni alle quali credo che un festival debba dedicarsi. Lo facciamo, anche quest’anno, grazie a programmi appositamente concepiti per MITO SettembreMusica, proposti da alcuni dei più importanti musicisti del panorama internazionale alternati alle forze musicali torinesi e milanesi di prestigio. E il tutto - conclude Campogrande - accade nelle sale da concerto e nei teatri tradizionalmente dedicati alla musica classica ma anche nelle zone periferiche delle due città, dove il festival continua a offrire ogni sera un concerto gratuito, in alcuni casi con gli stessi grandi musicisti presenti nei luoghi centrali". 
La direzione artistica ricorda anche che "ogni concerto è preceduto da un titolo e da qualche riga che racconta il senso della serata. E ogni appuntamento si apre con una introduzione di quattro minuti, nella quale un didatta aiuta i presenti, esperti o neofiti, ad avvicinarsi e a rendere più intensa l’esperienza dell’ascolto". 

Il direttore d'orchestra Riccardo Chailly (Photo MITO Facebook)
È un piccolo rituale, inaugurato con successo nell'edizione 2016, che dà un'impronta didattica alla manifestazione e che accompagnerà, dunque, tutti i diciotto giorni del grande festival "meneghino-sabaudo". Un posto a parte spetta a MITO Open Singing, che nel 2016 ha portato a cantare, in piazza del Duomo e in piazza San Carlo, più di venticinquemila cittadini: anche quest’anno sarnno distribuite gratuitamente migliaia di partiture, affinché tutti possano intonare i brani in programma sotto la guida di un direttore specializzato nel dirigere il pubblico, "per fare musica in modo semplice ma curato e celebrare, in fondo, la nostra natura umana".

Gautier Capucon (Photo MITO Facebook)
"Così accadrà ascoltando, sulle stesse piazze, la Nona di Beethoven nell’esecuzione dei giovani musicisti che abbiamo invitato: la loro lettura rinfrescherà la nostra percezione del capolavoro e sarà una gioia per gli occhi, per le orecchie, per il cervello...". I nomi in cartellone? Si comincia subito (3 settembre a Milano, 4 a Torino) con la Gustav Mahler Jungendorchester e il celebre pianista francese Jean- Thibaudet, impegnato nel Concerto in fa di George Gershwin sotto la direzione di Ingo Metzmacher. Il 5 (Milano) e il 6 (Torino) arriverà l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia con il grande violoncellista del Nord Truls Mork. Attenti il 6 e il 7 alla prima esecuzione italiana di Encore di Jerome Ducros in due serate dove spicca la presenza di un altro virtuoso, stavolta del violoncello: Gautier Capucon. E poi, a seguire, gli incontri con il More Antiquo di Giovanni Conti, il pianoforte solo di Zee Zee, il Cello8ctet Amsterdam, il Giorno dei Cori (9 settembre a Torino, il giorno dopo nel capoluogo lombardo), i Quartetti Novus e Nous, il Trio Debussy, la Tallin Chamber Orchestra con l'Estonian Philarmonic Chamber Choir diretti da Risto Joos (13 e 14 settembre), la pianista star Gabriela Montero (14 e 15 settembre), l'Orchestra Nazionale della Rai sotto la bacchetta di Semyon Bychkov (solista il pianista Kirill Gerstkein), Il Giardino Armonico di Giovanni Antonini (18 e 19 settembre) e la Filarmonica della Scala con Riccardo Chailly (viola Julian Rachlin nel concerto di Bartok) a chiudere la lunga serie di esibizioni e incontri. Questo solo per citare gli appuntamenti più canonici di un Festival che lascia spazio a a generi e performances le più diverse e per i suoi "mille" pubblici e che tiene fede al suo impegno: unire due grandi città musicali e artistiche rimembrando i tempi dove la musica legava davvero popoli e comunità. Senza provincialismi o antagonismi di sorta.

                                                                                               Daniele Vaninetti

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