L'omaggio di Milano al "Time out" di Giancarlo Vitali


Attesissimo, "invade" Milano proponendosi come un appuntamento da non perdere. E' il progetto espositivo, su più sedi ma con il suo "cuore" a Palazzo Reale, della prima grande antologica di un maestro del Novecento italiano, Giancarlo Vitali. Castello Sforzesco, Museo di Storia Naturale e Casa del Manzoni sono le altre tre sedi di questo straordinario incontro con l'artista comasco. Velasco Vitali, figlio d'arte, dà a ciascuna di esse il compito di raccontare la poetica del padre da un punto di vista differente, attraverso dipinti, disegni, incisioni e un’installazione. La regìa è sua. Apertura il 5 luglio sino al 24 settembre 2017. Titolo: "Giancarlo Vitali. Time Out".
"Time Out" è il tempo della pittura di Giancarlo Vitali anche da un punto di vista storico-artistico e la città di Milano gli rende quell'omaggio che lui meritava da tempo dopo settant'anni vissuti con un unico fine e un altrettanto determinato scopo: quello di dipingere. 
Giancarlo Vitali. Autoritratto 1955. Olio su tela (34X39 cm)
Promosso e prodotto dal Comune di Milano - Cultura,  Palazzo Reale, Castello Sforzesco,  Museo di Storia Naturale, Casa del Manzoni  e ArchiViVitali,  il grande progetto retrospettivo deve il suo titolo a quel momento di sospensione necessario per misurare i valori in  campo e il ritmo delle cose, per ri-vedere, come accade all’artista nell’istante  in cui si ferma davanti alla tela. "Time Out" è il tempo della pittura di Giancarlo Vitali anche da un punto di vista storico-artistico. La sua costante 
posizione "fuori dal coro" l’ha collocato tra gli outsider del sistema dell'arte. Ma sempre consapevole della storia da cui la sua pittura proviene, e al tempo  stesso indifferente alle sirene delle mode. Lui, l'“Ultimo pittore”, come viene definito dalla critica. 

La sua opera è ricchissima e comprende dipinti, disegni  e incisioni. Giancarlo Vitali non ha mai fatto distinzione tra una tela e una lastra di rame, tra un foglio o un supporto “trovato”, come lo sportello di un armadio per esempio, tutto è buono per dipingere. 
Piero Orio, pianista.1955. Olio su tela (38x38,3 cm)
Il senso della sua identità di artista va ricercato nel territorio in cui ha vissuto  e lavorato. Nato a Bellano sul lago di Como ottantasette anni fa, Vitali è orgogliosamente e ostinatamente locale, ed è proprio questa l’origine della sua 
universalità di artista. Scrive in proposito Mario Botta: “Gli anticorpi maturati  dentro la sua terra, seguendo null’altro che la propria vocazione, gli permettono  un disincanto etico rispetto alle contraddizioni proprie dell’uomo di oggi”. Autodidatta per necessità - rinuncia a una borsa di studio all’Accademia di Brera per impossibilità di mantenersi fuori casa -Giancarlo Vitali approfondisce la conoscenza dei pittori della generazione nata a cavallo del Novecento: nel percorso espositivo di Palazzo Reale, infatti, una sala è dedicata proprio al dialogo con il De Chirico metafisico e degli autoritratti, il Carrà trascendente e primitivo, il de Pisis delle marine stranianti e dei pesci evanescenti, il Sironi del “Ritratto di Carlo Carvaglio” e poi ancora con Badodi e Pirandello. Le influenze di questi artisti sul suo lavoro rientrano, però, in una semplice, seppur sincera, ammirazione, mentre i riferimenti più profondi, i fari della sua indipendenza Vitali li ritrova in Goya e Velàzquez, in Rembrandt e nella pittura del Seicento lombardo o in un pittore ugualmente appartato come Ensor. Sono loro l’antidoto all’appiattimento, alla banalizzazione e alle tentazioni della società del "consumo" dell'arte. Il segno distintivo della pittura di Vitali comincia a configurarsi a metà degli anni Cinquanta.

Ritratto di capre. 1990. Olio su tela (61 x64,5 cm) Archivvitali
Una lingua che, con un tratto rapido e sintetico, si concentra sulla figura umana per descrivere un mondo intimo, familiare e popolare: l’artista ritrae amici, contadini, artigiani, la gente e le scene comuni. Anche il mondo naturale rientra nei suoi dipinti quale testimone di verità: nature morte, scene quotidiane, fiori, ma anche il mondo animale. Data 1983 la “scoperta” da parte di Giovanni Testori, con il quale stringe un sodalizio e un’amicizia profonda che dura sino alla morte dello scrittore avvenuta nel 1993. Testori scrive di Vitali in toni altissimi dedicando alla “scoperta” dell’artista un elzeviro di un’intera pagina su Il Corriere della Sera intitolato “I fasti della pittura” e sarà lui stesso a curarne la prima personale a Milano nel 1985. Di Testori sono anche i ritratti, presenti in mostra, che l’artista dedica all’amico scrittore, dove l’analisi introspettiva e la forza espressiva della composizione sono la testimonianza di due caratteri forti ed eversivi e di un sodalizio stretto in nome dell’arte. Nascono in quegli anni i dipinti dedicati alle carni e agli animali macellati, come il celebre “Trittico del toro”, a cui Testori dedica tre poesie, e scrive: “Era dai tempi dei primi, diretti e drammatici incontri con gli animali squartati di Soutine che non avvertivamo più una così estrema vocazione della pittura a magnificare se stessa proprio nell'atto in cui si flagellava, in cui s'introduceva, in cui affogava o annaspava nell'ematico pantano. 
Giancarlo Vitali, Autoritratto. 1951. Olio su tela
Con questa differenza, però: che mentre, in Soutine, la flagellazione necessitava di far passare la realtà entro il cunicolo d'un accanimento deformativo, in Vitali tale flagellazione andava a coincidere, e a coincidere millimetralmente, tramite una sorta d'attonita e clamante forza obbiettiva, con la realtà stessa”. “Vitali, semplicemente, dipinge. Con istinto, velocità, intuizione. - scrive Vittorio Sgarbi -. Non si possono dimenticare le sue nature morte, i suoi animali, persino più immediati di quelli del penultimo pittore più vicino a lui: Chaim Soutine. Ma anche Soutine non è citato; è digerito, assimilato, rigenerato per impulso, istinto, necessità di pittura”. In questi anni, il suo segno diventa potente, i dipinti sono pieni, la materia è ricca, quasi non separa le figure dallo sfondo, ma tutto è parte di una complessità racchiusa in un impasto denso nel quale sembra essere la materia e il colore a modellare i volumi. Scrive Marco Vallora: “Tutto è risolto in pittura di pittura, in pura pittura. Le forme non sono che colore gettato, trionfo informale che si coagula in fisionomia”. Dopo l’incontro con Testori, il lavoro di Giancarlo Vitali viene conosciuto attraverso esposizioni in importanti spazi pubblici. In questo periodo molti altri intellettuali e scrittori italiani si interessano profondamente alla sua arte. Tra questi Carlo Bertelli, Mario Botta, Tonino Guerra, Franco Loi, Antonio Tabucchi, Marco Vallora e il bellanese Andrea Vitali.

A Palazzo Reale, la più prestigiosa sede espositiva di Milano,  sono esposte 200 opere dell'artista, a delineare  un percorso narrativo diviso in dieci sezioni tematiche  che coprono tutto l'arco della produzione dell'"ultimo pittore".
La dama dei gatti 2°.1986. Acquaforte-acquatinta (14,7x13 cm)
Attraverso una rilettura critica dell'intero percorso dell'artista,  “Giancarlo Vitali. Time Out” accompagna il visitatore in un viaggio  di oltre settant’anni che parte dai primi dipinti degli anni Quaranta, già apprezzati da Carlo Carrà, passando per le opere degli anni Ottanta e Novanta, esaltate da Giovanni Testori, fino all’ultima  e inedita produzione.

Castello Sforzesco (Sala Viscontea e Sala Bertarelli). Un’installazione di Velasco in Sala Viscontea introduce il visitatore nell’universo artistico dell’incisione di Giancarlo Vitali di cui sono esposti 150 fogli con un insolito allestimento in orizzontale.  In occasione della mostra “Time Out”, la Sala conferenze Bertarelli espone  una selezione preziosa e ragionata di incisioni provenienti dagli Archivi  delle Civiche Raccolte. Il viaggio prosegue al Museo di Storia Naturale con un focus tematico  dedicato a “Le forme del tempo”, cioè ai fossili e ai ritrovamenti geologici. Il nucleo di opere esposte è stato realizzato da Vitali nel 1991 in occasione  del centenario della morte dell’Abate Antonio Stoppani, geologo e Direttore  del Museo di Storia Naturale dal 1882 al 1891. L’allestimento in Casa del Manzoni è a cura di Peter Greenaway, il grande regista inglese che condivide con il pittore lombardo la riflessione sui temi della vita e della morte. Mortality with Vitali” è, infatti, il titolo dell’intervento artistico che interpreta l’incontro tra Vitali e Manzoni attraverso la “messa in scena” di una vera e propria Wunderkammer, una raccolta enciclopedica ma di umili origini che richiama il contenuto dei dipinti - gli elementi di storia naturale, le apparenze borghesi e l’arredo d’ospedale - e introduce suggestivi collegamenti tra realtà e rappresentazione.
                                                                                        
                                                                                                 a cura di Daniele Vaninetti

                                                                                                     (Photo by ArchiViVitali)

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"Giancarlo Vitali. Time Out" 5 luglio - 24 settembre 20174

Sedi: Palazzo Reale, Castello Sforzesco, Museo di Storia Naturale di Milano e Casa del Manzoni.

Nel percorso di mostra a Palazzo Reale, la presenza dell’artista è testimoniata in un breve film, della durata di 20 minuti. circa, girato nel suo studio a Bellano. Un documentario d’arte su Giancarlo Vitali, realizzato nel marzo 2017 da Francesco Clerici e prodotto da ArchiViVitali. L’ingresso alla mostra è libero. Il percorso espositivo inizia al piano terra di Palazzo Reale con un bookshop/sala di lettura aperto ai visitatori. Sono ad ingresso libero anche le mostre del Castello Sforzesco e quella del Museo di Storia Naturale. Casa del Manzoni: ingresso 5 euro. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira. Progetto e allestimento a a cura di Studio C14, gli allestimenti speciali sono curati da Alexander Bellman e Romeo Sozzi. “Giancarlo Vitali. Time Out” è stata realizzata grazie al sostegno di Almag, Azimut Wealth Management, Bellavista, Torneria Automatico Alfredo Colombo e la collaborazione di Broker Insurance Group, Paola d'Arcano, Park Hyatt Milano, La Scala Studio legale, Lo Scrittoio, Studio Borlenghi.