Incontri d'autore a “Il Brutto Anatroccolo”, Abano Ritz


"Vintage restaurant a la carte" per scelta e vocazione, Il Brutto Anatroccolo dell'Abano Ritz Spa e Weelfeeling Hotel continua a sfornare, quasi vulcanicamente, idee e proposte non solo gastronomiche divenendo, ormai, la sede stabile di incontri letterari, "cene in punta di piedi" o sulla terapia della risata, sperimentazioni conviviali e ora alcuni appuntamenti con il grande cinema italiano e i suoi autori.


Il duplice appuntamento più ravvicinato, dopo le serate dedicate alle altre arti, sempre con ricette e vini nobili, viene proprio riservato a due importanti protagonisti della Settima arte nazionale: domenica 13 aprile saranno di scena le note e la vita di Manuel De Sica, che presenterà il suo libro “Di padre in figlio” dedicato al maestro e papà Vittorio, mentre domenica 27 aprile toccherà a Giuliano Montaldo, il grande regista di “Sacco e Vanzetti”, “raccontare” il docu-film “4 volte 20 anni” dedicato all’intera sua vita artistica e diretto da Marco Spagnoli. Dunque il fascino e la magia del cinema irromperanno dentro il "ristorantino" dell’Abano Ritz (solo 22 coperti, design di Walter Davanzo), la proposta gourmet del 5 stelle di Abano Terme che vuole democratizzare il lusso.

Ida Poletto, padrona di casa, il “Piccolo Anatroccolo” lo aveva "lanciato" così: "Nel nostro ristorantino ogni cosa è stata curata, assieme a mia sorella Terry, fino a diventare particolare e simbolo. Dal campanello per entrare, alla scelta del tavolo che volete... al piatto che scegliete, là vicino alla tenda scostata". I particolari, certo, ma il progetto è più ambizioso: "La globalizzazione, le grandi piattaforme on line, nuovi stili di vita, e dunque anche di spesa e d'acquisto, la ricerca soprattutto di esperienze gastronomiche sempre diverse" hanno fatto nascere "un turismo su misura e per motivazione che anche in alberghi come il nostro, che vive di fidelizzazione, oramai ha raggiunto quota 30%". Ecco il perché della genesi de Il Brutto Anatroccolo, "creatura diversa" dalla grande struttura ricettiva che la ospita che "sogna di diventare un cigno" proprio come nella favola di Hans Christian Andersen.

C’è molta attesa per Vittorio De Sica raccontato dal figlio Manuel, scrittore, compositore e musicista di fama internazionale. “Di padre in figlio” è un’autobiografia congiunta che rilegge la vita e la carriera artistica del regista di “Ladri di biciclette” e “Umberto D.”, padre del Neorealismo. Ma nel volume i livelli della figura dell’artista, dell’attore ma anche dell’uomo e del padre s’intersecano tra loro come è giusto che sia. Manuel è presidente dell’Associazione “Amici di Vittorio De Sica” il cui lavoro è dedicato alla conservazione e al restauro delle opere paterne ma è anche l’animatore di Musica Retrovata, ente dedito alla scoperta e al recupero di opera musicali inedite o sconosciute. Le sue musiche sono state eseguite, tra gli altri da Ella Fitzgerald, Tonny Bennet, Enrico Dindo e l’Ensemble Wien Berlin. Tra le colonne sonore che portano il suo nome ci sono quelle de “Il Giardino dei Finzi Contini” (nomination all’Oscar) e “Al lupo al lupo” di Carlo Verdone. Senza dimenticare il suo contributo per la tv.

Marco Spagnoli nel suo “4 volte 20 anni” dedica, invece, un tributo alla vita e alla carriera di Giuliano Montaldo, cineasta dalla spiccata passione civile e sociale. Siamo di fronte al ritratto di un intellettuale con la macchina da presa e, al tempo stesso, ad un uomo e un ad un artista dalla figura elegante che ha fatto del cinema la sua “vita” come pure un personalissimo strumento di ricerca sul piano della denuncia. Montaldo ha esordito nella regia con “Tiro al piccione” (1961) ma ben presto sono arrivate le ricostruzioni storiche di “Gott mit Uns” (1969) e "Sacco e Vanzetti" (1970), splendida pagina, quest'ultima, di rievocazione di una delle vicende più buie della democrazia americana. Poi Montaldo filmò lo sceneggiato televisivo Marco Polo, dedicandosi successivamente alla trasposizione cinematografica di romanzi italiani del dopoguerra (“Gli occhiali d'oro” del 1987 e “Tempo di uccidere” di due anni dopo). Come non ricordare anche “Giordano Bruno” (1973) e “L'Agnese va a morire” o ancora “I demoni di S. Pietroburgo” (2008)? Con la sua ultima fatica, “L'industriale”, di appena tre anni fa, il maestro italiano, ancora una volta, affonda i colpi nelle contraddizioni sociali del Belpaese. Nel 2007 Montaldo ha ricevuto il premio speciale David di Donatello alla carriera.

Daniele Vaninetti