Rolex Daytona


Quarant'anni di storia e produzione, un meccanismo da 36.000 alternanze ridotto successivamente a 28.800, una cinquantina di quadranti differenti, una dozzina di referenze, oltre 200 operazioni per le sole modifiche e messe a punto, migliaia di pezzi venduti nel mondo. Questi sono i numeri dell'orologio mito per eccellenza, dell'icona assoluta dei segnatempo Rolex Daytona.

 Incompreso all'inizio della sua esistenza, tanto che i cosiddetti ‘pre-Daytona’ venivano definiti bruttini e incomprabili stante il rapporto costo/bellezza, a tutt'oggi Daytona è il segnatempo che tutti anelano, uomini e donne. Non dedicato ad un solo sesso, Daytona con la contemporaneità di sportività e raffinatezza, è adatto a tutte le occasioni, sportive o di classe che siano, a tutti i polsi, per il giusto peso e grandezza.

Assoggettato da sempre ad una restrittiva policy di produzione e distribuzione (negli anni '85-'90 le liste d'attesa erano di due anni) siamo arrivati da qualche anno a questa parte all'assurdo che l'attuale versione in acciaio vale – come listino dentro al negozio del concessionario- un prezzo inferiore rispetto al fratello maggiore in acciaio e oro, ma appena usciti dal negozio il suo valore aumenta di 3/4 mila Euro in più.

Uno dei tanti controsensi di Daytona. Un'altro orologio che ha presentato, negli anni, una serie di errori a volte macroscopici come Daytona non avrebbe avuto mercato, sarebbe stato considerato da evitare assolutamente. Ed invece il Daytona ha acquisito sempre più appeal, soprattutto per le singolarità che proponeva, volute o capitate che siano. Vediamo allora questi errori e ‘disattenzioni’: ghiere graduate in maniera errata, tricompax con colorazione marrone non a listino, il famoso 6 ‘rovesciato’, scritte ravvicinate su 5 righe ed una sola separata, lettere che utilizzano caratteri differenti o strane appendici e così via.

Nelle vetrine di Dubai e degli Emirati in generale non troveremo modelli normali, ma personalizzati sulla base del gusto del luogo. Ecco allora i quadranti e cinturini leopardati, le ghiere non in ceramica ma tempestate di pietre preziose, brillanti sulle anse. Questioni di gusto, ovviamente, ma Daytona non perde bellezza, anche con dettagli al limite, che tentano di trasformarlo più in un mero oggetto da mostra che non un raffinato meccanismo che segna l'ora.

Tecnicamente l'orologio in analisi presenta la possibilità, su ghiera tachimetrica graduata, di effettuare una lettura immediata della velocità mantenuta e, ovviamente, la funzione cronografo all'ottavo di secondo. Non troppe complicazioni dunque, ma di gran fascino. Si può anche aggiungere che alcune sapienti scelte di quadrante hanno dato ancora più impulso all'orologio. A parte il nero, bianco e champagne (i classici) sono stati introdotti il ‘meteorite’ (quadrante ottenuto con una lamina di materiale prelevato da un  meteorite caduto sulla terra), e quelli fashion, in verde, giallo, rosa, tutti con raffinata cassa in oro bianco.

Il meccanismo interno, dopo un ventennale legame con Zenith che ha prodotto in esclusiva il celeberrimo calibro 400, denominato ‘El Primero’, ha subito un cambiamento con la fine di tale legame contrattuale: la Rolex – qualcuno direbbe: finalmente – ora produce movimenti di manifattura in proprio, calibro 4130, di elevata precisione e certificati Cosc, indice di qualità e precisione svizzera assoluta.

Se dunque è vera la legge per cui è il mercato che sancisce il successo di un prodotto, allora il mercato ha parlato: Daytona, per pezzi venduti, varietà di modelli, estimatori ed anni di permanenza sul mercato, rappresenta l'essenza dell'orologio.


Stefano Carazzali