Tornando al concorso, Barbera ha ufficializzato l'arrivo a Venezia di "Dogma" di Luc Besson, di "Maestro", la seconda regia dell'attore Bradley Cooper (l'indimenticabile agente Fbi sulle tracce di Clint Eastwood in "The Mule", che qui si dedica alla biografia del compositore Leonard Bernstein ma con una lettura tutta personale), di "Priscilla", il nuovo lavoro di Sofia Coppola sulla vera storia della moglie di Elvis Presley, di "The Killer", il nuovo thriller di David Fincher con Michael Fassbender e di "El Conde" diretto da Pablo Larrain con un Pinochet vampiro. Se Cooper rende giustizia alla grandezza musicale di Bernstein e alla sua biografia con un approccio originalissimo, "Ferrari" è un viaggio nella leggenda dei motori di Maranello di Michael Mann ("L'ultimo dei Mohicani"), attesissimo ritorno al grande schermo del cineasta Usa. Dalle anticipazioni di stampa, il film restituisce alla storia del suo affresco storico tutto il fascino e l'autenticità di un'epopea italiana difficile da far rivivere sullo schermo per un regista d'oltreoceano. Ma ai motori, o comunque al viaggio, sembra ispirarsi lo stesso manifesto della kermesse. L’illustratore e autore italiano Lorenzo Mattotti firma per il sesto anno l’immagine del manifesto ufficiale e per il quinto anno la sigla della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. L’immagine scelta per il manifesto "si ispira alla tradizione del cinema on the road - spiega Lorenzo Mattotti - e vuole in questo modo esprimere sentimenti di libertà, di avventura, di scoperta di nuovi territori. Ho giocato con la grafica per rappresentare mondi nuovi da esplorare attraverso il cinema. Siamo convinti che ci sia un grande futuro proprio per questa arte che guarda lontano e si avventura verso nuove strade. Inoltre, quest’anno la Mostra festeggia la sua ottantesima edizione e abbiamo voluto ricordarla nel numero che appare sulla targa di un’automobile di fantasia... È un augurio per il cinema. Che vada lontano e corra verso il futuro! Un futuro fatto di esplorazioni, alla ricerca di nuove frontiere: luminoso e colorato".
Venezia 80: sorprese fuori concorso. C'è Woody Allen
Mostra del Cinema Venezia 80 da mercoledì 30 agosto a sabato 9 settembre 2023: forse il tappeto rosso del Lido sarà meno affollato di "re" e "regine" del grande schermo Usa ma il conto alla rovescia è ufficialmente iniziato con la presentazione del programma da parte del direttore artistico Alberto Barbera. I titoli in lizza per il Leone d'Oro sono 23 e sei di essi recano la firma di autori italiani (Pietro Castellitto, Saverio Costanzo, Edoardo De Angelis, Giorgio Diritti, Matteo Garrone e Stefano Sollima). Ma la selezione ufficiale presenta, tra gli altri, anche Sofia Coppola, Michael Mann ("Ferrari"), Yorgos Lanthimos, Pablo Larraín, Ryûsuke Hamaguchi e Bradley Cooper (per la seconda volta dietro la macchina da presa). E' dal cartellone delle opere "Fuori Concorso" che arrivano le sorprese: Woody Allen, Wes Anderson, Roman Polanski e William Friedkin, tra gli altri, contribuiscono con le loro ultime opere a rinvigorire l'autorialità della rassegna veneziana. "Coup de Chance" di Allen è annunciato come un ulteriore riflessione, ancora una volta melanconica e ironica su un tema caro al regista americano: "Il ruolo e il peso del caso nella vita degli individui e nelle sue svolte". "The Wonderful Story of Henry Sugar" di Wes Anderson è un piccolo gioiello di appena 40 minuti tratto dal racconto di Roald Dahl. "The Palace" di Roman Polansk è stato scritto in duo con Jerzy Skolimowski ed è ambientato in un'albergo di lusso in Svizzera. Il suo tema? Forse l'"inconsistenza umana di un ceto sociale" messo alla berlina. "L’ordine del tempo" di Liliana Cavani, ispirato al saggio di Carlo Rovelli, è "racchiuso in 24 ore trascorse in una villa sul mare mentre incombe la catastrofe". La proiezione del film rende omaggio alla grande regista italiana, Leone d'Oro alla carriera 2023. Dovendo scegliere, sempre tra i film inseriti fuori concorso, incuriosisce anche "Daaaaaali!" di Quentin Dupiex - l'umorismo surreale sul narcisismo incontenibile degli artisti, con quattro attori che interpretano Dalì - senza tralasciare il giapponese "Ryuichi Sakamoto | Opus", tributo a uno dei più grandi musicisti contemporanei, autore di indimenticabili partiture proprio per la Settima arte.