18 settembre 2025

Bologna Jazz Festival 2025. Anche a Ferrara e Forlì

Dall’attivismo sensuale di Dee Dee Bridgewater all’avanguardia intellettuale di Mary Halvorson, dai ritmi vertiginosi di Billy Cobham a quelli altrettanto virtuosistici e per di più esotici di Monty Alexander: l’edizione 2025 del Bologna Jazz Festival (BJF), con la sua durata record di 39 giorni (dal 9 ottobre al 16 novembre) si preannuncia sovrabbondante per numeri (più di 80 concerti con nomi di primo piano della scena jazz internazionale), varietà estetica e contenuti molteplici. Le proposte del BJF vanno ben oltre i live: un articolato progetto didattico e divulgativo farà da contenitore per esposizioni, lezioni-concerto, conferenze, proiezioni, podcast, residenze artistiche, workshop. Ampia è anche la geografia del festival, che oltre a espandersi sull’intero tessuto cittadino (tra grandi teatri e numerosi club) si estende nell’area metropolitana sino a raggiungere le province di Ferrara e Forlì. Ancora una volta la rassegna sarà caratterizzato da un’immagine assai distintiva grazie a un progetto visivo (in copertina) creato ad hoc per questa edizione dall’illustratrice Sarah Mazzetti.
Billy Cobham
Le sue opere, rese possibili dalla collaborazione con l’associazione Hamelin, personalizzeranno tutti i materiali del festival (manifesti, locandine, sito…) e saranno esposte nelle bacheche storiche di CHEAP on Board e sull’Autobus del Jazz. Il Bologna Jazz Festival è organizzato dalla Fondazione Bologna in Musica ETS con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna - Bologna Città della Musica Unesco, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Carisbo, Gruppo Unipol, Coop Alleanza 3.0, Emilsider, TPER, Città Metropolitana di Bologna, del main partner Gruppo Hera e con il sostegno del Ministero della Cultura. La manifestazione fa parte di Jazz Italian Platform. Le quattro serate principali si apriranno, letteralmente, a rullo di tamburi. Quelli del batterista Billy Cobham, che si esibirà il 23 ottobre al Teatro Celebrazioni. Impossibile pensare alla grande stagione fusion degli anni Settanta senza il drumming di Cobham, che di quel genere è stato uno dei padri fondatori oltre che il più emblematico batterista. Dalla band elettrica di Miles Davis alla creazione della Mahavishnu Orchestra, seguita poi dall’avventura solistica, la sua carriera è stata inarrestabile, sospinta dal suo stile possente, ipercinetico, tumultuoso, figlio al contempo del jazz (con le sue sottigliezze e complessità), del rock (con la sua martellante irruenza), del funk (coi suoi groove arabescati).

Mary Halvorson
Il 28 ottobre all’Unipol Auditorium arriverà il sestetto Amaryllis della chitarrista statunitense Mary Halvorson. Nel campo della nuova musica improvvisata, ai confini tra avanguardia jazz e rock, Halvorson è passata dallo status di artista di cui si parla con sempre maggiore attenzione a vera e propria "testimonial" della musica più libera da schemi. Tanto da vincere per tre anni consecutivi (2017, 2018 e 2019) e poi ancora nel 2023 e 2024 il referendum dei critici di DownBeat come miglior chitarrista. Il Teatro Auditorium Manzoni ospiterà il 4 novembre  la cantante Dee Dee Bridgewater. Una grande diva non fa mai le cose per caso. Il suo progetto "We Exist!" vede all’opera un quartetto tutto femminile dal cast internazionale, una formazione assemblata per lanciare un grido di battaglia e riscoprire brani di protesta. Arte e attivismo si materializzano, in un’ottica totalmente femminile, nella poliedrica, raffinata e potente vocalità di una leggenda della musica jazz. Il 13 novembre sarà un’iniezione di adrenalina. Monty Alexander, che si esibirà in trio all’Unipol Auditorium, è uno dei rari pianisti capaci di trasformare ogni esecuzione musicale in momento travolgente, tenendo l’ascoltatore col fiato sospeso in attesa della risoluzione delle sue volate sui tasti. Nel tratteggio dei temi e soprattutto nello sbalzo ritmico di Alexander si percepiscono istantaneamente le sue origini caraibiche, che conferiscono alla musica una vivacità incontenibile e colori solari. 

Dee Dee Bridgewater (di M Wang)
Bologna è celebre per i numerosi jazz club del suo centro cittadino. Locali capaci anche di aprirsi ad altri generi musicali, configurandosi quindi come dei live music club ad ampio raggio di esplorazione. In essi si svolge una parte consistente del programma del BJF. Strettamente focalizzata sul jazz senza divagazioni è l’offerta del Camera Jazz & Music Club, dove si ascolteranno artisti di primo piano: il trio del pianista Sullivan Fortner (17 ottobre), il quintetto del batterista Johnathan Blake (il 24), il trio del decano dei pianisti jazz italiani, Franco D’Andrea (1 novembre), il chitarrista Lage Lund, norvegese ma ormai di base a New York, come dimostra il suo trio (l’8), il trio del trombonista Samuel Blaser (il 15). Gli ascolti al Camera comprendono anche proposte innovative o meno usuali come il Something About Rhythm Quartet (11 ottobre), il trio del chitarrista britannico Tom Ollendorff (il 16), il quartetto del pianista statunitense Kelvin Sholar (il 18), il quartetto del sassofonista canadese Kirk MacDonald (il 31), il chitarrista Guido Di Leone in quartetto (7 novembre), la cantante Naama Gherber (il 14). Programmazione di rilievo anche alla Cantina Bentivoglio, con ampio spazio riservato al jazz italiano e aperture anche verso il funk e gli ospiti internazionali. Nel celebre club di via Mascarella si ascolteranno: l’ensemble Venus Ship (10 ottobre), il quintetto della cantante Ada Flocco (il 19), il trio EMEM con Simone Graziano, Francesco Ponticelli e Marco Frattini (il 22), Michele Corcella alla direzione del Scenario Ensemble (il 25), il duo chitarra-batteria con Francesco Diodati e Ziv Ravitz (il 31), il quartetto Nextgen del trombettista Flavio Boltro (3 novembre), gli esplosivi Savana Funk (il 5), il trio della pianista e cantante Champian Fulton (il 12). Il Bravo Caffè è un club dalle molteplici anime musicali, che dal jazz sfumano nell’esotico e nelle contaminazioni con generi popolari. Qui si esibiranno la chitarrista brasiliana Lari Basilio (12 ottobre), i futuristici Camaleoni (il 15), il trio del chitarrista Greg Koch (il 22), il duo che affianca pianisti di generazioni diverse come Enrico Intra e Francesco Cavestri (il 26), il contrabbassista Giuseppe Bassi con i FunkLives, impreziositi dalle presenze della cantante Joanna Teters e del trombonista Gianluca Petrella (il 29) e, ancora, il trio "Port’Inglês" della cantante portoghese Carmen Souza (6 novembre) e il trio del bassista californiano Marco Mendoza (il 12). 

Monty Alexander (di Joe Martinez)
Il Locomotiv Club è sempre attento ai più innovativi fermenti estetici e ai fenomeni emergenti che calamitano il pubblico più giovane su scala internazionale. Ecco dunque serviti la NĀDT Orchestra (19 ottobre), Corto.Alto (il 24, con Orange Combutta come opening act), la band del sassofonista Alabaster DePlume (il 25, con in apertura il duo A Bad Day), la band jazz rap Studio Murena (6 novembre), il quartetto del batterista Kassa Overall (l’11) e l’ampia formazione del bassista statunitense Adrian Younge (il 14). La Cantina Doctor Dixie è uno degli storici "covi" italiani del jazz e qui si terrà l’appuntamento finale del BJF 2025: il 16 novembre la Doctor Dixie Jazz Band, padrona di casa, dedicherà un concerto al ricordo di Teo Ciavarella, musicista e instancabile agitatore culturale, per oltre quarant’anni indissolubilmente legato alla città di Bologna. Al BJF le mura cittadine stanno davvero strette. Infatti, la kermesse esce frequentemente dal capoluogo regionale, dirigendosi verso la Città Metropolitana di Bologna e le province di Ferrara e Forlì: "escursioni" possibili grazie alle partnership con i principali operatori culturali del territorio. Ne è un perfetto esempio il concerto dell’8 novembre al Centro Culturale Sandro Pertini di Zola Predosa con il quintetto A Lady in Soul. A Ferrara, invece, il programma prende casa all’interno del Torrione Jazz Club, sede di concerti per intenditori ed esploratori della scena jazzistica più attuale, con una speciale attenzione per le novità ma anche per la grande storia d’Oltreoceano. Ne sono perfetto esempio le presenze del quartetto del trombettista Jason Palmer (11 ottobre), del trio di Tom Ollendorff (il 17), di Sullivan Fortner in trio (il 18), di Johnathan Blake in quintetto (il 25). E poi ancora il trio “Capatosta” di Tim Berne (1 novembre), il trio di Lage Lund (il 7), il campione dei pianisti dell’avant jazz Uri Caine (l’8), il trio del chitarrista tedesco Pete Roth, con la propulsione ritmica del batterista Bill Bruford (l’11), il trio di Samuel Blaser (il 14) e poi il quartetto di Aaron Parks (il 15). In rappresentanza del jazz italiano ci sarà la rigogliosa Tower Jazz Composers Orchestra (9 novembre). In Romagna il BJF conferma il gemellaggio con Jazz a Forlì, prodotto dall’Associazione Culturale "dai de jazz". Dopo la partenza col botto affidata a Peter Erskine con la Dr. UM Band con ospite speciale Mike Manieri (31 ottobre, Naima Club), arriveranno Francesco Diodati & Ziv Ravitz (1 novembre, Fabbrica delle Candele), il trio di Uri Caine (il 7, Sala San Luigi), Simona Severini (il 12, Fabbrica delle Candele), il trio di Kurt Rosenwinkel (il 14, Sala San Luigi) e G.E.A. con Fabrizio Puglisi (il 15, Fabbrica delle Candele).